Vomero (Na), tre vite spezzate sul Vomero: l ‘ennesima tragedia sul lavoro che grida giustizia

Vomero (Na), tre vite spezzate sul Vomero: l ‘ennesima tragedia sul lavoro che grida giustizia
Agosto 03 01:52 2025 Print This Article

Napoli – Venerdì 25 luglio 2025, nel cuore del Vomero a Napoli, il silenzio delle prime ore del mattino è stato squarciato da un boato. Tre operai—Vincenzo Del Grosso (54 anni), Ciro Pierro (62) e Luigi Romano (67)—stavano lavorando alla manutenzione di un tetto in un edificio di sette piani, quando il cestello elevatore su cui si trovavano si è ribaltato, facendoli precipitare da circa venti metri. Erano attorno alle 9:30–9:40: nessun soccorso ha potuto salvarli. L’impatto è stato fatale, e quel giorno il lavoro ha sottratto tre padri, tre storie, tre comunità.

Le indagini coordinate dalla Procura di Napoli—procuratore aggiunto Antonio Ricci e sostituto Stella Castaldo—hanno evidenziato ipotesi inquietanti: due degli operai lavoravano in nero, senza contratto, e nessuno dei tre indossava casco né imbracature di sicurezza che avrebbero potuto salvarli.

Il montacarichi non avrebbe retto il peso (tre uomini e un rotolo di bitume), cedendo all’ultimo tratto strutturale, causando il ribaltamento fatale . Quattro gli indagati: il titolare dell’impresa, il responsabile della sicurezza, il noleggiatore del macchinario e proprietario del condominio, con ipotesi di omicidio colposo plurimo.

Cosa perdiamo senza l’impegno verso la sicurezza?

Questa tragedia urla una verità: quando chi dirige abdica ai propri obblighi, quando chi lavora non riceve formazione, quando si piega la legge ai vantaggi di breve periodo, ciò che perdiamo non è solo un uomo, ma un mondo intero. Nel Testo Unico sulla sicurezza (D.Lgs. 81/08), lo Stato italiano richiede che valutazione del rischio, formazione, dispositivi di protezione individuale non siano opzionali: sono diritti inviolabili della vita sul lavoro.  

Chi sbaglia paga non solo con le sanzioni, ma – molto più gravemente – con la perdita di fiducia delle comunità e la distruzione dei sogni familiari. La formazione non è burocrazia: è uno scudo vivo. Il casco, l’imbracatura, il controllo tecnico sono la differenza tra un cantiere produttivo e un luogo di rovina.

Quando i valori spariscono: la responsabilità morale ed etica

Non basta rispettare le norme: serve una cultura che rifiuti il lavoro nero, che valorizzi le persone prima degli utili. Serve una comunità aziendale che non ceda all’ingordigia del profitto, come denuncia la Fillea‑CGIL: “non si tratta di incidenti, ma della infame ingordigia del profitto a discapito della sicurezza”. L’assenza di formazione, l’assenza di guida ai lavoratori—spesso uomini esperti ma lasciati soli di fronte a un macchinario incerto—ci priva delle relazioni umane, delle colazioni al bar, degli scherzi prima del turno: una presenza quotidiana che non tornerà più.

 

 

di Arch Sabrina Paola Piancone – tecnico della sicurezza e Presidente della sede di San Severo Conf PMI ITALIA

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