La legge di Bilancio varata dal governo come sempre un contenitore carico di misure rispetto alle quali si ripongono speranze di sviluppo, ma anche timori e perplessità. Il provvedimento – tradotto in soldoni – vale 24 miliardi di euro e prevede l’avvio della nuova Irpef e il taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi.
È importante sottolineare che due terzi saranno coperti in extra deficit e il restante terzo in nuove entrate o risparmi di spesa per 8 miliardi almeno.
Ovvero, andiamo ad aumentare ulteriormente il debito pubblico, debito che genererà interessi passivi che saranno sottratti alle prossime finanziarie. Ricordiamo che: “Dal 2009 al 2022 sono stati pagati circa 990 miliardi di interessi passivi sul debito pubblico (ca 76 miliardi all’anno)” Quindi ipotizzando un debito inferiore, diciamo la metà, la finanziaria attuale sarebbe algebricamente stata non di 24 miliardi ma di 24 più 38 miliardi, cioè 62 miliardi.
È stata una finanziaria sbagliata, quindi? Non necessariamente, come sempre la discriminante è data dalla qualità della spesa. Una spesa in investimenti, cioè potenzialmente in grado di generare ulteriori redditi futuri, anche se in ulteriore deficit, potrebbe essere una scelta saggia.
Ovviamente non sempre la situazione economica permette di fare ciò che sarebbe opportuno, ed un governo, di qualsiasi colore e orientamento ha necessità politiche ineludibili; ma si può sempre intraprendere una direzione, fare scelte strategiche lungimiranti a condizione di avere idee chiare, ma a condizione di avere in mente una politica economica con un orizzonte temporale di medio termine o, meglio, a lungo termine. Premesso che la manovra 2024 è composta non solo della Legge di Bilancio 2024 ma anche da diversi provvedimenti legislativi ed amministrativi (collegati; decreto legge Anticipi; decreti legislativi attuativi della riforma fiscale; riprogrammazione e spesa integrale delle risorse del PNRR), domandiamoci: quale sono le scelte della finanziaria? Che Italia immagina e prepara per il futuro?
Come è noto la LEGGE 30 dicembre 2023, n. 213 si compone di un articolo e 561 commi. Per la verità ci sono altri 20 articoli, ma sono tutti nella SEZIONE II – APPROVAZIONE DEGLI STATI DI PREVISIONE. In pratica, il bilancio dello stato è composto da uno stato di previsione per le entrate e tanti stati di previsione di spesa quanti sono i ministeri con portafoglio. L’art. 2 stabilisce le entrate, gli altri la ripartizione delle risorse per i singoli ministeri.
Questa articolazione, piuttosto originale, ha una motivazione di tecnica redazionale: è espressione di una precisa volontà politica del Governo di ottenere l’approvazione delle proprie proposte limitando fortemente, o addirittura eliminando, la discussione parlamentare. Questo perché gli emendamenti vengono approvati articolo per articolo. Analizzando nel dettaglio la finanziaria ecco alcuni delle misure previste:
È chiaro che evidenziamo solo alcuni commi, non tutti. Per esempio il comma 141 prevede per i lavoratori poligrafici di accedere al trattamento pensionistico con un’anzianità contributiva di almeno 35 anni, in deroga al requisito contributivo più elevato previsto a regime per la possibilità di prepensionamento per la medesima categoria. È una proroga di una già prevista per gli anni dal 2020 al 2023 e viene spontaneo chiedersi perché i governi siano cosi interessati ai poligrafici e non ad altre categorie di lavoratori. Ma commentare anche questa spesa ci porterebbe lontano.
dottor Andrea D’Onofrio
esperto in finanziamenti e Presidente sede provinciale di Caserta di Conf PMI ITALIA