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Ministero del lavoro
Inflazione, strategia per tutelare i salari. Forum promosso dal Cnpr
Settembre 23
20:53
2024
by fastadmin
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“Ci siamo sempre opposti alle politiche austeritarie della Bce e al nuovo Patto di Stabilità, che il governo Meloni ha invece accettato supinamente. Servono politiche espansive e anticicliche. Siamo stati sempre favorevoli all’emissione di debito comune europeo ‘permanente’ e il Pnrr è la dimostrazione. Contro l’inflazione ‘da offerta’ serve sostenere la produttività e soprattutto garantire la ‘piena occupazione’ per contrastare la povertà anche salariale”.
Lo ha dichiarato il senatore
Mario Turco
, vicepresidente nazionale del M5s, nel corso del Cnpr forum “Taglio dei tassi e politiche di sostegno: l’impatto su mutui e imprese”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da
Luigi Pagliuca
.
“I timidi segnali di riduzione dei tassi della Bce continueranno solo a favorire il sistema bancario e il mercato delle rendite. Contro la speculazione finanziaria e gli extra-profitti chiediamo da tempo l’introduzione di una ‘equa’ tassazione. Il governo Meloni, dopo averla annunciata, addirittura al 40%, non è stato conseguenziale e la tassazione è diventata una ‘tassa fantasma’. La prossima legge di bilancio sarà ancora lacrime e sangue. Saranno ancora fortemente penalizzati salari, pensioni e servizi pubblici, tra cui la sanità pubblica”.
Di ripresa tangibile ha parlato
Alessandro Colucci
(Noi Moderati), segretario di Presidenza della Camera dei Deputati: “Non c’è dubbio che il taglio dei tassi della Bce sia un segnale molto positivo per le famiglie e per le imprese. Vuol dire che il costo del danaro cala e quindi le famiglie sono certamente incentivate ad acquistare immobili e abitazioni e le imprese hanno la possibilità di investire senza avere una zavorra sul costo del lavoro che rischia di scoraggiarli o di far cambiare le strategie industriali. Il nostro Paese sta vivendo una fase in Europa migliore rispetto ad altre nazioni. È un momento sicuramente straordinario, e noi puntiamo sempre sul sostegno alle imprese e alle famiglie. Il taglio del costo del danaro è immediatamente applicato dalle banche, ma altre misure arriveranno a breve con la Finanziaria.
Le risorse a nostra disposizione sono poche perché purtroppo il 110% ha appesantito i bilanci successivi. Si dovrà tener conto degli indici che possono come dire alleggerire il nostro debito evitando le risorse a pioggia, uno strumento che non ci piace. Meglio sostenere la natalità aiutando le famiglie, abbattendo il costo del lavoro con il taglio del cuneo fiscale che permette ai redditi fino a 36mila euro un guadagno in più in busta paga di 100€ al mese”.
Critico
Marco Grimaldi
, parlamentare di AVS in Commissione Bilancio a Montecitorio: “Occorrono soprattutto misure a tutela dei salari, dell’accesso alla casa e di rafforzamento del welfare. Nel 2023 il reddito disponibile reale lordo delle famiglie è calato a fronte di una ingente crescita di quello medio dell’Unione europea. L’andamento dei redditi non solo è deludente, perché i salari reali sono stati erosi dall’inflazione. Basta vedere i nostri contratti collettivi nazionali, a partire da quelli maggiormente rappresentativi firmati dalle più grandi organizzazioni sindacali. Non basta intervenire solo sul cuneo fiscale e guardare la spinta inflazionistica perché le origini di questa crisi sono molto più lontane. L’Italia è l’unico Paese sviluppato dove i salari reali non sono cresciuti negli ultimi trent’anni. La prossima legge di bilancio parte già con un fardello di almeno 23 miliardi, perché oltre i dodici della correzione imposta dal nuovo patto di stabilità vanno di sicuro aggiunti 10 miliardi per il taglio del cuneo fiscale e in più ci sono anche gli scaglioni Irpef. Servono investimenti e spesa fiscale comune. Le politiche ispirate al pareggio di bilancio servono solo a rassicurare i paesi cosiddetti frugali, ma con lo sviluppo non hanno nulla a che fare”.
Scenari positivi all’orizzonte per
Alessandro Cattaneo
, deputato di Forza Italia in Commissione Politiche dell’Unione Europea: “L’abbassamento dei tassi segna un’inversione di rotta e adesso bisogna andare avanti su questa strada. Il costo del denaro più basso significa benefici per i mutui delle famiglie, dei giovani e tante imprese che devono accedere al credito. Un Paese che è fortemente indebitato come il nostro paga decine e decine di miliardi sugli interessi e ogni taglio dà dei benefici rilevanti. C’è ancora molto timore negli istituti europei che l’inflazione possa non essere sotto controllo. In Italia abbiamo un tasso inflattivo tra i più bassi. Il più grande beneficio che oggi ha l’Italia rispetto agli investitori esteri è la sua credibilità e affidabilità. C’è un governo stabile con una prospettiva di tre anni. Guardate l’incertezza in cui oggi sono immerse la Francia e la Germania. Situazione difficile anche in Spagna e Olanda. L’Italia con Raffaele Fitto ha un vice presidente esecutivo europeo di ‘peso’, ulteriore motivo per essere ottimisti. Il futuro dell’Italia sta nell’Europa e noi come Forza Italia, da sempre europeisti convinti, siamo orgogliosi che in qualche modo portiamo questa bandiera con ancora maggiore responsabilità”.
Nel corso del dibattito, moderato da
Anna Maria Belforte
, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da
Elisabetta Polentini
, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma: “Emerge sempre più la necessità di far ripartire l’economia attraverso politiche di sostegno alle imprese e alle famiglie. Assistiamo con favore ai primi provvedimenti adottati dalla Bce che inizia a ridurre i tassi, ma serve adesso promuovere in maniera spinta la produzione facendo attenzione a salvaguardare la precaria economia delle famiglie italiane. Come professionisti siamo pronti a fare la nostra parte, in quanto ‘trait d’union’ tra governo del Paese, cittadini e imprese”.
Le conclusioni sono state affidate a
Paolo Longoni
(consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Ho sentito parlare di tassi di interesse, vantaggi per i cittadini e per le imprese, ma anche di banche. A dire il vero i profitti degli istituti di credito sono triplicati. E allora, se il rialzo dei tassi di interesse serve a comprimere gli effetti dell’inflazione, anzi a far sì che l’inflazione non cresca, è altrettanto vero che non deve e non può servire per moltiplicare per tre, o addirittura per cinque in alcuni casi, i profitti delle banche che hanno alzato i tassi nei confronti della clientela, ricavando margini sempre più elevati nella forbice dei tassi di interesse. Le politiche di stabilità, in realtà, hanno dimenticato lo sviluppo. E mi sembra che sia venuto il momento di adottare politiche espansive in maniera diretta, perché il risultato di più di vent’anni di politiche di stabilità non si è rivelato altro che inflazione bassa. Quindi occorrerebbe una svolta verso l’espansione dell’economia che non badi soltanto al rigore dei conti”.
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Politica
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