Da un lato, il governo che con il decreto legge n.11/23 ha ritenuto applicare una stretta sulla misura. In pratica, con il nuovo provvedimento il Superbonus sarà prorogato fino al 31 dicembre 2025, ma con aliquote decrescenti: 110% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2023; 70% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2024; 65% per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2025.
Il decreto legge 11/2023 elimina tutte le opzioni di cessione e gli sconti in fattura dal 17 febbraio, con la sola eccezione degli interventi edilizi avviati entro il 16 febbraio.
È l’ultimo atto – per adesso – della lunga sequenza di modifiche normative iniziata con il decreto Sostegni-ter (Dl 4/2022
Quali le criticità rilevate?
Come spiegato anche dal premier Giorgia Meloni, il “giro di vite” si è reso necessario per le “aberrazioni” causate dal Superbonus istituito per stimolare l’economia, partendo da un settore da sempre capace di recitare il ruolo di “moltiplicatore”.
Il “peccato originale” si fonderebbe sul principio – fatto passare con troppa disinvoltura – della possibilità di interventi completamente gratuiti per quanto concerne la ristrutturazione delle facciate degli edifici.
Anzi, con il 110% il rimborso è maggiore di quanto si spende. Un meccanismo che alla fine ha determinato una “bolla” incontrollata, senza alcun freno per le spese: “Tanto poi lo Stato rimborsa”.
Altra circostanza che si è rilevata estremamente negativa è stata la cessione del credito: ad una banca, ad un intermediare, ad un’impresa. All’inizio era una possibilità addirittura illimitata tanto da non poter – ad un certo momento – risalire a chi lo avesse generato.
Effetti dannosi che avrebbero – stando alle stime – determinato un “buco” di 110 miliardi di euro
“Si doveva intervenire per arginare una situazione abnorme con 110 miliardi per il Superbonus che gravavano sulle casse dello Stato. Lo abbiamo fatto attraverso un intervento mirato a evitare che gli enti locali potessero acquistare questi crediti generando ulteriori difficoltà nei loro bilanci. Anche i mercati ci avrebbero creato grandi problemi. Siamo pronti a incontrare le associazioni di categoria e i professionisti per cercare nuove soluzioni perché abbiamo a cuore le esigenze delle imprese”. Lo ha dichiarato Maurizio Leo, viceministro per l’Economia e le Finanze, intervenendo nel corso del Convegno “La legge di Bilancio 2023” promosso alcuni giorni fa dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli.
Un provvedimento che mette in difficoltà le imprese
Sul tema del “Superbonus” commenta anche Eraldo Turi, presidente dell’Odcec di Napoli: “Lo stop favorisce sicuramente le casse dello Stato ma mette in seria difficoltà le aziende del settore edile che rischiano di trovarsi improvvisamente scoperte di fronte agli investimenti sostenuti, sono a rischio a che migliaia di posti di lavoro.
Per ciò che attiene le novità senz’altro vediamo con favore i provvedimenti che hanno alleggerito i costi energetici per famiglie e imprese”
Conf PMI ITALIA, lancia l’allarme “Così si mettono le imprese in ginocchio”
“Lo Stato, purtroppo, dimostra anche in questa occasione, spiace constatarlo,
di procedere sempre con grande approssimazione a danno di chi prova a dare un contributo per la crescita del Paese.
Con il Superbonus, ci si è superati con una disciplina della materia che è cambiata numerose volte ed una burocrazia elefantiaca che ha sminuito la portata della misura che nasce per dare un sostegno ad un settore strategicamente trainante per tutto il sistema economico.
D’improvviso poi queste ulteriori limitazioni che di fatto rischiano di mettere in ginocchio le nostre imprese.
Inoltre, bisogna sottolineare come la nuova previsione causi un discrimine economico tra coloro che hanno già aderito ai Bonus Edilizi e coloro che per vicissitudini condominiali lo faranno dopo l’introduzione delle limitazioni.
Auspichiamo che con i tavoli di confronto in corso si possa trovare una soluzione equa e che per il futuro ci sia maggiore coerenza e lungimiranza quando si vanno a normare settore così vitali per la nostra economia”.
Compensazioni dei crediti attraverso gli F24
Una luce in fondo al tunnel per uscire dall’impasse, pare possa essere quella della compensazione attraverso gli F24.
ABI, ANCE e l’ANIEM, le associazioni rispettivamente di banche e costruttori, sono tornati a suggerire al governo il loro utilizzo per compensare i crediti fiscali degli istituti con i debiti dei loro correntisti, liberando così spazio per acquistare nuovi pacchetti.
In questo modo uno dei problemi maggiori del superbonus verrebbe risolto, con il superamento dei cosiddetti “crediti incagliati” che ammonterebbero fino a 19 miliardi.