Alcune tra le principali Confederazioni, Federazioni e Associazioni rappresentative del tessuto produttivo italiano, nonché il Centro Studi per le Relazioni Industriali, hanno inviato una nota ufficiale al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Sen. Adolfo Urso, con copia alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, e ai Presidenti delle Commissioni Industria di Camera e Senato, per esprimere le proprie osservazioni sul Disegno di Legge Annuale sulle Piccole e Medie Imprese (A.S. 1484).
Il provvedimento, atteso da tempo e previsto dalla Legge n.180/2011 – “Statuto delle Imprese” – contiene misure ampiamente condivisibili a favore delle PMI, ma presenta anche alcuni elementi che rischiano di ridurne l’efficacia concreta.
Il nodo della rappresentanza reale
Il punto più critico individuato dalle organizzazioni riguarda il richiamo, contenuto nell’attuale articolo 8, alla consultazione “d’intesa con le organizzazioni di rappresentanza delle Imprese e dei Lavoratori comparativamente più rappresentative”.
Una formula, si sottolinea, impropria e fuorviante nel contesto di una legge pensata per sostenere le micro, piccole e medie imprese, poiché assegna voce prioritaria a soggetti la cui base associativa e governance sono oggi largamente composte da grandi imprese o società a controllo pubblico — da Poste a FS, da Enel a Leonardo, da Fincantieri a Rai — che per dimensioni e struttura non possono essere considerate PMI.
Il rischio di una rappresentanza solo formale
Le associazioni firmatarie ricordano che non basta “avere al proprio interno” molte PMI per potersi dichiarare rappresentanti dei loro interessi. È invece essenziale che le PMI esercitino realmente il governo delle organizzazioni che le rappresentano, affinché le politiche e le decisioni riflettano le loro esigenze quotidiane e non quelle di soggetti molto più grandi e strutturati.
Esempi concreti di divergenza
Basti pensare alle posizioni assunte da alcune grandi Confederazioni in merito ai temi degli “extraprofitti” energetici e bancari o ai ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione: temi su cui spesso le posizioni espresse sono risultate in aperto contrasto con gli interessi delle PMI, che sono le prime a subire le conseguenze di tali dinamiche.
Una richiesta chiara: rimuovere il termine “comparativamente”
Le sigle proponenti chiedono dunque di eliminare l’avverbio “comparativamente” dal testo legislativo, al fine di consentire una partecipazione più equa e autentica delle realtà associative che rappresentano effettivamente il mondo delle piccole e medie imprese. Un passo indispensabile per rendere coerente la futura composizione del Tavolo presso il Garante per le PMI e per selezionare esperti realmente espressione dei settori produttivi interessati, secondo l’approccio dei cosiddetti “Reality Checks”, ovvero il confronto diretto con la realtà delle imprese.
Una legge per le PMI, scritta con le PMI
L’appello delle Confederazioni è, in sintesi, un invito al Governo e al Parlamento a fare della Legge annuale sulle PMI uno strumento realmente costruito insieme a chi rappresenta la spina dorsale dell’economia italiana. Solo riconoscendo pienamente la voce delle micro, piccole e medie imprese si potrà garantire una normativa capace di sostenere davvero l’imprenditoria diffusa, quella che ogni giorno crea lavoro, innovazione e valore sui territori.