Segreti inconfessabili sotto la Cupola di San Pietro: Emanuela Orlandi, i misteri d’Italia ed il silenzio del Vaticano

Segreti inconfessabili sotto la Cupola di San Pietro: Emanuela Orlandi, i misteri d’Italia ed il silenzio del Vaticano
Ottobre 04 14:25 2025 Print This Article

Roma –  Una ragazza di quindici anni, cittadina vaticana, esce da una lezione di musica e svanisce nel nulla. Da quel momento, la vita di Emanuela Orlandi diventa l’enigma più intricato della storia repubblicana. Quarant’anni dopo, il suo nome continua a evocare un labirinto di piste oscure, depistaggi e silenzi che sembrano usciti da un romanzo nero, ma che appartengono alla carne viva di un Paese abituato a convivere con i misteri. Una storia di ombre e di inquietanti silenzi capaci di far vacillare la fede nell’istituzione della Chiesa universale anche al più fervente dei credenti.

Pietro Orlandi e la ricerca della verità

Il fratello Pietro non ha mai smesso di cercare la verità. In questi decenni ha bussato a porte che restano chiuse, ha ascoltato promesse disattese, ha denunciato pubblicamente ciò che troppi fingono di non vedere. Eppure, come accade per Ustica, per il caso Moro, per Piazza Fontana, anche nel giallo Orlandi l’elemento costante è il medesimo: il buio. Un buio costruito, forse, con metodo.

Abusi e misteri interni al Vaticano

Un’amica raccontò che Emanuela le aveva confidato di essere stata molestata da un prelato. Un dettaglio inquietante, che si lega alla scomparsa di Mirella Gregori, coetanea mai più ritrovata. Due ragazze inghiottite da un silenzio che non è casuale, ma che porta l’impronta di un’epoca segnata da scandali coperti e poteri che si autoassolvevano. Era il tempo di Giovanni Paolo II, il papa che incarnava la lotta al comunismo, ma dietro il cui pontificato si nascondevano ombre: abusi, finanza nera, ricatti.

La Banda della Magliana e il ruolo di De Pedis

Il nome di Enrico “Renatino” De Pedis, boss della Banda della Magliana, ritorna come un fantasma. La compagna dell’epoca parlò di un sequestro utile a esercitare pressioni sul Vaticano. Pressioni legate al denaro della mafia convogliato allo IOR di monsignor Marcinkus, al sostegno milionario a Solidarnosc, al nodo dei rapporti con Roberto Calvi, il “banchiere di Dio” trovato morto a Londra. È qui che la vicenda privata di una ragazza si intreccia con la geopolitica mondiale, con lo scontro di blocchi, con i giochi di potere che hanno usato persino l’innocenza come arma di ricatto.

De  Pedis seppellito presso la Basilica di Sant’Apollinare

Un altro tassello oscuro della vicenda è quello legato a Enrico “Renatino” De Pedis, il boss della Banda della Magliana, sepolto incredibilmente nella basilica di Sant’Apollinare, a pochi passi da Piazza Navona. Una sepoltura che suscitò scandalo e interrogativi: perché un criminale legato al malaffare romano e, secondo molte fonti, in contatto con ambienti vaticani, fu accolto in un luogo sacro tanto prestigioso? La presenza del suo corpo in quella chiesa, poi rimosso nel 2012, divenne per molti un simbolo delle ambiguità e delle connivenze tra criminalità, finanza e potere religioso, un intreccio che continua a gettare ombre sulla scomparsa di Emanuela e su quegli anni torbidi in cui Roma sembrava muoversi sul filo sottile tra fede e corruzione.

Festini, scandali e depistaggi

E poi ci sono i festini segreti in Vaticano, le storie di abusi, le carte che i giornalisti come Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi hanno portato alla luce. Qualcuno sapeva, qualcuno partecipava, e qualcuno ricattava. Depistaggi, telefonate, lettere mai verificate: il copione di una messa in scena pensata per confondere e proteggere. Per quarant’anni i papi che si sono succeduti hanno scelto la via del silenzio, un silenzio che pesa più di qualsiasi parola.

La Commissione parlamentare: tentativo di luce

Oggi, la Commissione parlamentare d’inchiesta Orlandi-Gregori prova a ricucire i pezzi. Ha ascoltato amici, familiari, compagne di scuola; ha fatto visita alla madre di Emanuela; promette di acquisire atti e testimonianze. Ma il Vaticano ha già parlato di “intromissione perniciosa”. E ancora una volta, come in altre pagine nere della storia italiana, la verità rischia di scontrarsi con il muro di gomma.

Il peso della storia e dei depistaggi

Il caso Orlandi non è solo un giallo irrisolto: è la rappresentazione di un Paese che troppe volte ha visto la verità sacrificata sull’altare della ragion di Stato, o di Chiesa. È lo specchio di come i poteri, quando intrecciano criminalità, finanza e politica, non esitano a calare il sipario. In quella scomparsa c’è tutto il peso di un’Italia abituata a convivere con i misteri irrisolti, e forse anche con la paura di conoscerli davvero.

Emanuela Orlandi: simbolo e monito

Emanuela non è solo una ragazza sparita. È un simbolo. Un monito. E finché non verrà scritta la parola verità, la sua ombra continuerà a camminare accanto a noi, ricordandoci che senza giustizia un Paese resta prigioniero dei suoi fantasmi

 

di Antonio D’Ascoli

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