L’agricoltura italiana è sempre più in crisi. L’ultima “stangata” arriva dal disegno della Commissione europea con un taglio significativo della PAC (Politica agricola comunitaria) attraverso l’istituzione di un fondo unico che comprenda le Politiche agricole e di coesione.
Secondo la Coldiretti saranno circa 770 mila le aziende agricole colpite da questo tipo di iniziativa che genererà una perdita secca per le migliaia di imprese che ricevono sostegno, compresi gli investimenti, attraverso la Politica agricola comune (Pac). La misura avrà effetti potenzialmente disastrosi sulla produzione di cibo, la sicurezza alimentare e la spinta verso l’innovazione e la sostenibilità che in questi anni ha reso l’agricoltura italiana leader in Europa.
Si tratta solo di una delle conseguenze legate alla politica di riarmo dell’Unione europea che sottrarrà risorse importanti per settori strategici dell’economia e delle politiche sociali per combattere un presunto nemico che non si immagina nemmeno chi possa essere e senza che vi sia una reale politica di difesa comune.
Ci si chiede – a questo punto – a chi giovi il riarmo deciso dal recente accordo dei Paesi Nato – ad aumentare le spese miliari del 5% del Pil, se non all’ industria pesante tedesca, agitando anche vecchi e pericolosi fantasmi?
Di qui, l’ inevitabile rinnovo del tema legato alla necessità di una politica europea più indipendente dai destini americani, senza necessariamente comprometterne i rapporti, ma evidenziando semplicemente quelle che possono essere le fisiologiche differenze strategiche e diversità di obiettivi da raggiungere.
E tutto questo è tanto più vero, se solo si considera come la “dottrina Trump” abbia teso anche al Vecchio Mondo uno “sgambetto” non da poco sul piano economico. La questione dei dazi americani – fissati al 30% – che ridimensioneranno i volumi di esportazione dell’intero settore agroalimentare, con una sostanziale ricaduta negativa rispetto ai fatturati, rappresenta una vicenda che alimenta fondati timori per il futuro.
Accanto a questo, si aggiunge un sempre più ideologico approccio dell’Unione europea rispetto alla questione ambientale con una serie di misure assurde che alla fine non raggiungeranno alcun obiettivo migliorativo sul fronte dell’ecosostenibilità, visto che sul piano globale vi sono continenti interi, come l’Asia (basti pensare a Cina ed India) che hanno cicli produttivi basati su fonti energetiche tradizionali e fortemente inquinanti, contro i quali – nemmeno gli ecologisti più agguerriti – nessuno avanza alcun ammonimento, fosse anche il più timido.
“Stiamo entrando in una spirale assurda e molto pericolosa – afferma il dottor Tommaso Cerciello, Presidente Nazionale della Conf PMI ITALIA, molto preoccupato per quanto sta accadendo – da un lato, abbiamo la politica dei dazi americani; dall’altra una legislazione europea fatta di balzelli e misure basate su un ecologismo ideologico. Nel mezzo la nostra agricoltura con i suoi operatori è stretta in una morsa che finirà per essere mortale, nonostante l’alto valore dei prodotti che tutto il mondo ci invidia e che vengono sacrificati a favore delle lobby delle grandi industrie e della grande produzione, ma anche a danno della qualità e della stessa salute dei cittadini. Come sempre, l’Unione Europea manca di una vera politica e la Commissione spesso declina la legge del più forte, piuttosto che un sano bilanciamento di interessi che possa essere di reciproco vantaggio per tutti. L’ Unione non è uno Stato che mette al centro il benessere del popolo europeo, piuttosto una somma di Stati che non riesce a fare sintesi e dove le istituzioni europee – centri di potere e procedure burocratiche – tutelano gli interessi economici soprattutto di Francia e Germania. Bisogna tornare alla centralità della politica che sia sostanzialmente equa e democratica, capace di tutelare gli interessi di tutti e che renda l’Unione realmente forte per poter rinegoziare con gli alleati degli Stati Uniti una politica dei dazi più ragionevole, scongiurando un’assurda guerra commerciale che potrà solo produrre danni incalcolabili. Credo che in questo difficile momento storico – conclude Cerciello – la personalità della nostra Premier, Giorgia Meloni, possa rappresentare una figura strategica per ritrovare un nuovo equilibrio all’interno e all’esterno dell’Unione europea”