L’America, un “gigante dai piedi di argilla”: un’ economia da record, ma una democrazia vacillante e una società divisa. Timori e speranze per le prossime presidenziali

L’America, un “gigante dai piedi di argilla”: un’ economia da record, ma una democrazia vacillante e una società divisa. Timori e speranze per le prossime presidenziali
Agosto 02 19:23 2024 Print This Article

L’ America, un gigante con i piedi di argilla. Un colosso la cui economia ha saputo reagire meglio di tutte alla crisi del Covid, con risultati eccezionali ed un’ occupazione da record, ma che evidenzia un’ anima fragile con una crisi interna – sul piano sociale – che investe le sue stesse istituzioni politiche e democratiche

Prima, l’ assalto al Campidoglio da parte degli estremisti sostenitori di Trump – il 6 gennaio del 2021 – per contestare le elezioni del 2020. Ed ancora, le preoccupanti ed imbarazzanti amnesie di Biden, l’attentato allo stesso Trump, ed infine la sostituzione in corsa di Biden con Kamala Harris, attuale vicepresidente, per le prossime presidenziali.

Nel mezzo, tante contraddizioni, come i casi di abusi della polizia, un razzismo strisciante che ancora pervade la società americana, l’emergenza dell’ immigrazione e le relative misure da adottare.

I NUMERI DA RECORD DELL’ ECONOMIA AMERICANA

Certo è impressionante – rispetto a tutte le altre economie – la performance di questi anni degli Stati Uniti con una situazione di fatto di piena occupazione con un tasso che si aggira al 4%. Una “cavalcata”  determinata a partire dal 2021 grazie all’enorme stimolo fiscale introdotto, aumentando il potere contrattuale dei lavoratori, che ha consentito ai salari di crescere, limitando le perdite di potere d’acquisto nel momento del picco inflazionistico, facendo sì che nel 2023 il reddito reale disponibile delle famiglie sia salito al di sopra del livello del 2019.

Non solo Biden ha fatto bene su questo fronte, ma già la terapia di Trump aveva dato dei risultati molto positivi, seguendo principi tipicamente “repubblicani” di matrice reaganiana memoria che si basa sul taglio delle tasse, l’alta spesa pubblica, e la deregulation

tagli alle tasse – sui redditi, ma soprattutto sull’impresa (nella riforma sicuramente più importante dell’era Trump, la corporate tax è passata dal 35 al 21%) – hanno offerto uni importante leva fiscale.

Ma il recente attentato proprio nei confronti di Trump – fortunatamente senza conseguenza per il tycoon – che ci ha riportato alla memoria a Dallas, quando venne ucciso il presidente Kennedy, appare essere l’ennesima prova di una tensione sociale ancora tutta da “normalizzare”. Una situazione che spaventa non poco perché la democrazia più importante del mondo sembra vacillare ed essere attraversata da inquietanti fermenti ideologici ed un caos difficile da gestire

Non ci resta che attendere novembre. La corsa ora è tra Trump  -che ambisce ad un bis -sebbene considerato da molti come un soggetto eccentrico, sotto la cui  presidenza, però, non si sono viste guerre, e Kamala Harris che se eletta sarebbe la prima presidente donna.

La vicenda americana è seguita con grande attenzione in tutto il mondo, anche e soprattutto in Italia. Sulla questione anche la Conf PMI ITALIA evidenzia la necessità che dalle urne venga fuori una guida autorevole capace di restituire all’America quel ruolo guida che gli appartiene potendo spendere il proprio contributo a favore della pace nei vari scenari di guerra sparsi nel mondo.

 

L’AUSPICIO DI CONF PMI ITALIA

“Seguiamo con grande attenzione la vicenda americana – afferma Tommaso Cerciello, Presidente della Conf PMI ITALIA – gli ultimi accadimenti ci preoccupano non poco. Il nostro auspicio è che l’America possa ritrovare il proprio ruolo – guida. E’ necessario che emerga chi vuole lavorare soprattutto per la pace, ristabilendo nuovi equilibri senza mortificare le prerogative di alcune. Solo la pace può generare anche un trend positivo a livello globale per quanto concerne l’economia, tenendo conto che l’intero occidente e gli stessi Stati Uniti devono tener conto del colosso cinese con il quale vanno ristabiliti termini di confronto per un rinnovato dialogo, disinnescando tensioni e contrapposizioni. Ma per fare tutto questo l’America deve ritrovarsi anche e soprattutto al proprio interno con una pace sociale: chiunque sarà il presidente, questo dovrà essere, oggi più che mai, il presidente di tutti gli americani. Noi con il cuore siamo vicini a questo grande Paese in un legame che sempre è forte e indissolubile”

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