Il lavoro è il valore sul quale si fonda la nostra Repubblica, come recita solennemente la nostra Carta costituzionale. Purtroppo siamo ancora lontani dagli auspici dei nostri padri costituenti, perché ancora oggi per molti – anzi per troppi – il lavoro resta una chimera e per molti altri, addirittura la propria tomba.
Resta altissimo – purtroppo – il tributo di sangue delle cosiddette “morti bianche”. Ancora l’altro giorno, un lavoratore è morto a Monza – dopo cinque giorni di agonia – per essere stato colpito dalla trave di una gru.
Siamo di fronte ad una vera e propria strage che va fermata in ogni modo. La “patente a punti” non può essere la soluzione. Occorre a nostro giudizio puntare decisamente sulla formazione perché essere un imprenditore o un lavoratore non può deciderlo il caso il caso e determinarlo l’improvvisazione. Occorrono percorsi precisi, perché nessuno nasce imprenditore o lavoratore. E queste competenze non possono essere acquisite solo sul campo, o meglio dire in trincea, perché così il morto ci scappa sempre.
Al tempo stesso, gli oneri della sicurezza non possono gravare tutti sulle spalle delle imprese, soprattutto le PMI, già gravati da oneri di ogni tipo. Ecco perché è necessario un importante intervento pubblico per assicurare incentivi, finanziamenti, agevolazioni per tutto quanto occorre la sicurezza.
Le imprese, dal canto loro, devono abbandonare tutti i residui di superficialità che non possono appartenere ai tempi che viviamo e comprendere che al centro di ogni filiera produttiva c’è la vita umana.
Nuove sfide sono già all’orizzonte. Ad esempio, quella dell’intelligenza artificiale che è già una realtà. Non facciamoci cogliere impreparati. Anche qui l’affinamento delle competenze e quindi la formazione può essere l’unico modo per non essere travolti dai processi di innovazione che rischiano di cancellare interi comparti fatti da lavoratori, se non addirittura sostituirsi a tante piccole imprese. Dall’altra parte non possiamo imporre un “semaforo rosso” al futuro, ma possiamo guidare i fenomeni che ormai già sono nel nostro presente. Anche qui il confronto è utile per comprendere come rapportarsi con le nuove tecnologie e come preservare il valore della persona umana. Ecco perché il mercato del lavoro non può essere più interpretato come uno scontro ideologico, ma un dialogo tra le parti per tutelare i rispettivi interessi – impresa da un lato e lavoratori dall’altro – dove le rappresentanze sindacali sono sempre più consapevoli di essere attori di una realtà che cambia sempre più velocemente e che si è accomunati da un unico obiettivo: la crescita del benessere delle nostre comunità che può essere garantito solo attraverso un lavoro sano, produttivo, profittevole ma rispettoso dei diritto e della vita. La giornata di oggi sia un solenne rinnovamento di questo impegno. Buon primo Maggio a tutti !
dottor Tommaso Cerciello, Presidente Nazionale Confederale Conf PMI ITALIA