Libertà religiosa ancora negata in molti Stati islamici. Conf Pmi ITALIA “Il principio di reciprocità è alla base della pace tra i popoli”

Libertà religiosa ancora negata in molti Stati islamici. Conf Pmi ITALIA “Il principio di reciprocità è alla base della pace tra i popoli”
Ottobre 23 01:19 2023 Print This Article

Il triste e doloroso fenomeno dell’ immigrazione – per lo più clandestina – rappresenta una delle priorità che gli Stati sono chiamati ad affrontare. Un fenomeno epocale che evidenzia, però, anche un’asimmetria culturale che si traduce in un’ assenza  – troppo spesso – di reciprocità dei diritti e delle tutele tra il mondo occidentale e quello di matrice musulmana. Un discorso che non vuol essere manicheo – da un lato i buoni, dall’altro i cattivi – ma semplicemente una riflessione per giungere ad una piattaforma di valori condivisi al di là delle differenze.

Da anni assistiamo a masse di uomini e di donne che dal sud del mondo – in particolare dal continente africano – si spostano in occidente. L’ Italia è molto spesso il primo approdo, con Lampedusa al limite del collasso.

I DUE ESTREMI SUL FENOMENO DELL’IMMIGRAZIONE

Rispetto a questo fenomeno assistiamo a due posizioni estreme: da un lato, chi pensa che la soluzione sia l’apertura indiscriminata delle frontiere, in ragione di un propagandistico “umanitarismo” e del fatto che in occidente manchi un certo tipo di forza – lavoro, e dell’altro chi intende alzare barricate, schierare blocchi navali, perché è meglio “aiutarli a casa loro”.

Ovviamente, si tratta di risposte semplici, buoni per la “pancia” degli elettori, ma che non sono adeguate ad una questione così complessa come l’immigrazione.

Nel mezzo, infatti, abbiamo tutte le difficoltà legate alla sostenibilità dell’accoglienza, l’insufficienza delle strutture, la necessità di un piano complessivo e che in Europa, ad esempio, non lasci soli gli Stati più esposti, in primo luogo l’Italia.

LA TUTELA DEI DIRITTI IN OCCIDENTE

Un dato però è incontrovertibile: quanti giungono nel nostro Paese – anche dai luoghi più dimenticati- o in Occidente in generale, ricevono assistenza, aiuto, una testimonianza di umanità. Valori che sono anche cristiani, prima ancora che civili. Tanti trovano anche un lavoro e alle comunità di immigrati vengono assicurati – non di rado –  spazi anche importanti dove professare la propria religione. Si pensi alla costruzione di diverse moschee anche nelle nostre città.

I CRISTIANI PERSEGUITATI NEI PAESI MUSULMANI

Stesso discorso non si può dire per i paesi da dove molti stranieri provengono, in particolare di religione musulmana. E’ noto che in quei territori il potere personifica una sorta di teocrazia dove il peccato e la sanzione, il “diritto” ed il precetto religioso, coincidono. Provare a professare liberamente la religione cattolica, in alcuni di questi Stati significa scrivere la propria condanna a morte o ad anni di carcere. In pochissimi Paesi di matrice islamica è concesso infatti il culto di altre religioni e meno che meno la possibilità di poter costruire chiese.

Troppo spesso si descrive un’ occidente tirannico che quasi voglia tenere in scacco l’ altra parte del mondo. Forse certe forme di “imperialismo” non  sono del tutto sopite, ma il corretto e pacifico dialogo tra i popoli deve partire anche dalla reciprocità dei diritti e deve essere un impegno che deve riguardare tutti. Purtroppo tanti Stati di cultura islamica non hanno ancora conosciuto il proprio illuminismo discernendo la laicità dello Stato da tutto il resto. Di tutto questo, dei tanti cristiani perseguitati si tace gravemente, nascondendo un aspetto importante del problema. Sulla spinosa questione si inserisce con una propria riflessione anche la Conf PMI ITALIA.

“Non si vuole affermare alcuna superiorità culturale né soffiare sul fuoco di tesi islamofobiche – afferma Tommaso Cerciello, Presidente Nazionale della Conf PMI – si tratta solo di una constatazione oggettiva dei fatti. Tutelare la libera professione di altre fedi negli Stati di religione musulmana deve essere un passo in avanti che queste comunità sono chiamate a fare. Questo aiuterebbe il dialogo tra i popoli, la pace, e non ultimo anche gli scambi commerciali. Non possiamo più assistere a cristiani uccisi per il loro credo, mentre non vi è alcuno Stato occidentale che persegue qualcuno per motivi religiosi. Ecco, lo sforzo di tutti deve essere teso verso una piattaforma di diritti riconosciuti in maniera trasversale e reciproca: è questa la base della civile convivenza

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