Il “Marine Action Plan” della Commissione Europea mette in crisi il settore della pesca: la posizione di UNCI Agroalimentare aderente a Conf PMI ITALIA

Il “Marine Action Plan” della Commissione Europea mette in crisi il settore della pesca: la posizione di UNCI Agroalimentare aderente a Conf PMI ITALIA
Luglio 08 01:39 2023 Print This Article

La nuova proposta della Commissione Europea relativo al settore della pesca mette in forte tensione le imprese italiane e l’intero comparto.

Vietare progressivamente le tecniche di pesca con attrezzi mobili di fondo in tutte le aree e le zone marine sottoposte a tutela entro il 2030 e aumentare la percentuale di zone protette almeno al 20% delle acque marine nazionali, significa “condannare definitivamente alla sparizione il segmento dello strascico italiano”.

A denunciarlo sono diverse organizzazioni di settore che hanno già “levato i propri scudi” rispetto al “Marine Action Plan”, che con i quattro documenti della Commissione europea riguardante la pesca preoccupa la marineria mazarese. Secondo quanto previsto in uno di questi, lo strascico mette a rischio la sostenibilità della pesca e la disponibilità di pesce a medio e a lungo termine”, ricordano i pescatori.

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Sulla questione è già in prima linea UNCI Agro Alimentare – aderente a Conf PMI ITALIA- che agirà a tutela degli operatori del settori, ma senza ricorrere allo strumento dello sciopero.

Gennaro Scogliamiglio – Presidente UNCI Agroalimentare

Come UNCI Agroalimentare – afferma il presidente Gennaro Scogliamiglio – siamo al fianco di tutti gli operatori del settori e delle imbarcazioni che praticano lo strascico che non riteniamo sia contro la tutela delle risorse marine . La proposta della Commissione finisce solo per favorire i nostri competitor extra – europei come le flotte de Marocco, dell’Algeria, o dell’Egitto, di cui non conosciamo nulla. Non conosciamo i metodi di pesca e se sulle loro imbarcazioni il personale è inquadrato oppure no. La risposta a tutto questo ed al Commissario non crediamo possa essere lo sciopero – che poi nel nostro caso, essendo un’ organizzazione datoriale, sarebbe più una serrata, perché andremmo ad incidere negativamente sulle imprese armatrici delle nostre società cooperative. Occorre far capire a chi di dovere che il nostro è un prodotto di qualità, sano, e fresco. Occorre tutelare con i fatti il nostro Made in Italy. Inoltre – conclude Scogliamiglio – è necessario ricorrere ad una legislazione dalle due ‘E’: ecologicamente sostenibile, ma anche economicamente sostenibile. Altrimenti come sarà possibile attuare il necessario ricambio generazione di cui tanto si parla se – così come da più parti si segnala – per il comparto non c’è futuro oltre il 2030?”.

 

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