Covid: CONFSAL su protocollo anticontagio al lavoro. “Bene ottica di prudenza, ma ancora punti da chiarire”

Covid: CONFSAL su protocollo anticontagio al lavoro. “Bene ottica di prudenza, ma ancora punti da chiarire”
Luglio 04 19:28 2022 Print This Article

Roma (Adnkronos Salute) – “La Confsal ha sottoscritto il  Protocollo di sicurezza anticontagio da Covid-19 nei luoghi di lavoro  non sanitari, accogliendo con favore l’ottica di prudenza, in  considerazione dell’attuale andamento della curva epidemiologica”. Lo  ha detto il segretario generale Angelo Raffaele Margiotta, ricordando  che “all’incontro la Confsal ha fattivamente  partecipato con le sue  proposte, unitamente alle altri parti sociali, al tavolo col ministero del Lavoro, col ministero della Salute, col Mise e l’Inail, dando un  contributo critico e propositivo”.

. Alcuni elementi vanno chiariti. Per la Confsal “nei punti in cui viene chiamata in causa l’autorità sanitaria bisogna esplicitare quale,  poiché c’è confusione nel territorio: ci sono lavoratori fuori sede,  pendolari o, comunque, privi del medico di medicina generale;  contattare l’Asl o chi altro? È stato un fallimento contattare l’Asl  nei periodi più acuti di diffusione virale. Quando si parla di  adeguata distanza bisogna precisarla: la distanza è variata nel tempo  e tuttora rimane indicata con un valore diverso in base alle  circostanze e ai luoghi”. Inoltre, “nella gestione di entrata e uscita dei dipendenti non appare corretto parlare di porta di entrata e porta di uscita, non sempre tra l’altro presenti, ma di ‘flussi di entrata  ed uscita, differenziati e separati, ove possibile'”. E ancora, “quando si parla di sorveglianza  sanitaria bisogna specificare se si intenda quella ‘eccezionale’, come intuibile, per non generare confusione e bisogna stabilire quali  documenti/documentazione/forma documentale deve produrre il medico  competente tenuto conto, altresì, che già con decreto  interministeriale del 4 febbraio i fragili venivano certificati dal  medico di medicina generale e non più dal medico competente, che così  si è potuto limitare a verificare solo la bontà degli stessi e darne  comunicazione interna”. D’altra parte, prosegue la Consal, “deve  essere chiarito che gli accertamenti sanitari indispensabili per  rilevare gli stati di fragilità-Covid-19 non sono e non possono essere a carico del datore di lavoro”. Ciò premesso, per la Confsal, “bisogna, comunque, chiarire le modalità di attuazione della ‘sorveglianza sanitaria eccezionale’ da parte del  medico competente che ovviamente, eccezion fatta per l’anamnesi e  l’esame obiettivo durante la visita medica, non ha a disposizione  dispositivi medici di diagnostica strumentale di cui, invece, è dotato il Ssn per cui il medico competente può ovviamente solo valutare  l’eventuale documentazione sanitaria, eventualmente fornita dal  lavoratore”

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