Si rischia un vero e proprio collasso del sistema economico. Il grido di allarme è comune e riguarda imprenditori e lavoratori. L’ aumento esponenziale dei prezzi, in primo luogo del carburante, sta provocando da tempo un pericoloso effetto domino ed impoverendo le tasche degli italiani.“Per un pieno occorrono 1200. Non è più sostenibile“, denunciano numerose imprese del settore trasporto. Da giorni si è sul “piede di guerra” e si attende un provvedimento adeguato da parte del governo.
Il rincaro dei prezzi al distrubutore si inserisce in una tempesta perfetta che vede la curva di tutti i costi energetici, ma anche quello delle materie prime, schizzare alle stelle.
I lavoratori sono allo stremo. Lo denuncia anche Pietro Serbassi, Segretario Nazionale Generale di FAST/Confsal. “Seguiamo con molta attenzione la grave vicenda del rincaro dei prezzi, dei costi dell’energia, e del carburante – afferma Serbassi – siamo in una situazione molto pesante che rischia di minare il nostro futuro. Tutto questo dopo aver subito oltre due anni di pandemia. E’ venuto altresì il momento anche di ragionare sull’adeguamento dei salari, discorso questo non più rinviabile. E’ necessario trovare un nuovo punto di equilibrio, altrimenti la vita delle persone diventerà insostenibile. Nei prossimi mesi diventerà centrale la nostra battaglia per il salario minimo”
Il pesante rialzo sta mettendo, come già evidenziato, molte imprese alle “corde”. Tante rischiano di essere completamente polverizzate da questo tsunami. La Conf PMI ITALIA si schiera, senza indugio, al loro fianco e annuncia che farà sentire la propria voce su tutti i tavoli.
“Sono necessari interventi strutturali – afferma Tommaso Cerciello, Presidente Nazionale Confederale di Conf PMI ITALIA – chiediamo al governo di fare di più, anche di rivedere una parte delle accise che gravano sui costi del carburante. Bisogna considerare che molte imprese, sia quelle operanti con autobus nel trasporto privato che quelle che operano nella logistica sono praticamente in ginocchio e rischiano di chiudere con il conseguente contraccolpo legato alla perdita di numerosi posti di lavoro. Occorre intervenire e farlo in fretta. L’aumento esponenziale dei prezzi sta soffocando la ripresa che sembrava manifestarsi dopo due anni di Covid. Noi come Organizzazione sindacale datoriale siamo disponibili sempre al dialogo e a ricercare la soluzione più efficace in questo momento storico. Appare chiaro però che oggi abbiamo necessità di scelte che siano coraggiose ma necessarie, piuttosto che di pannicelli caldi che non servono a nulla”