Mugnano di Napoli – Si è concluso l’atteso 1° concorso di cucina italiano “I Giardini Mediterranei” organizzato dall’associazione C.R.E.I. in stretta collaborazione con l’associazione Gusto in Movimento.
Lo scopo principale della rassegna è stato quello di valorizzare il talento dei partecipanti in cucina mediante la realizzazione di un piatto eseguito secondo le regole proprie dell’antica arte culinaria italiana. Il concorso, al primo nastro di partenza, ha visto la partecipazione di ben 10 concorrenti tra cuochi professionisti ed amatoriali. L’emozione, è inutile dirlo, era palpabile in ogni concorrente ed anche tra gli organizzatori.
Padrone di casa, presso la Scuola Italiana di Formazione di Mugnano di Napoli, è stato lo chef Armando Manzo, executive chef del rinomato ristorante EMOZIONI di Napoli nonché presidente dell’associazione C.R.E.I.. A coadiuvarlo c’era il dott. Salvatore Lione presidente dell’associazione Gusto in Movimento, che ha sposto a pieno l’idea propositiva dello chef Armando Manzo che ha lanciato con l’associazione C.R.E.I.
L’idea che sta lanciando lo chef Armando Manzo è quella di creare un luogo dove tutti gli appassionati di cucina come lui siano liberi di condividere e di apprendere aiutandosi l’un l’altro, per la volontà di fare rete e di condividere con gli altri ciò che si sa fare guardando con interesse al lavoro degli altri. come sostiene lo chef Armando Manzo, «tutti si possono iscrivere all’associazione non solo i cuochi professionisti ma anche gli amatori, perché alla base del progetto c’è l’idea di condividere la propria passione ed è proprio da quest’ultimi che i cuochi professionisti possono apprendere qualcosa».
Si parla quindi di passione per la cucina condivisa sia dai cuochi professionisti che dagli amatori ed è proprio questa passione che si vuole mandare un preciso messaggio “che la cucina può essere un veicolo per creare ponti fra culture e per questo” dice lo chef Manzo “condividiamo l’arte culinaria non solo delle regioni italiane ma anche delle varie etnie”.
a giudicare i piatti è stata chiamata una giuria di levatura nazionale di giornalisti del settore enogastronomico. La giuria era composta da: Maurizio Drago di Padova (presidente), Mariella Morosi di Roma, Federica Pagliarone di Bologna, Carmen Guerriero di Napoli, Alberto De Rogatis di Avellino.
Ai concorrenti sono stati dati, come da regolamento, ben 55 minuti per la preparazione del piatto ed altri 5 minuti per la mis en plas.
I concorrenti hanno dato libero sfogo alla fantasia sia nella preparazione che nel nome del piatto. Molte le tecniche usate dalla cottura a bassa temperatura all’affumicatura, dalla marinatura all’utilizzo di fiori eduli e via discorrendo.
A parte il caldo della giornata, i concorrenti hanno fatto fuochi e fiamme cimentandosi nella preparazione dei piatti.
Il compito della giuria non è stato affatto facile.
Alla fine della gara i primi tre classificati per la categoria professionisti sono stati:
Antonio Langella con il piatto “pesca di crostacei”, un carpaccio di gamberoni e scampi conditi sale, pepe e olio EVO su crumble di pesca con riduzione di percoca con vino Taurasi;
Antonio di somma con il piatto “grasso che cola”, stoccafisso cotto a bassa temperatura e affumicato con trucioli di melo e rum, con vellutata di lenticchie e nero di seppia e cialda di riso alle alghe;
Gianmaria Marseglia con il piatto “il medaglione”, un cannolo di pasta frasca con vellutato di cozze è guanciale in crosta e granelli di grana padana su una vellutata di piselli e sedano.
Mentre per quanto riguarda la categoria amatori i primi tre classificati sono stati:
Francesco Finizio con il piatto “scialatello irregolare”, pasta fresca fatto a mano con salsa di zucchina bianca, mentuccia , pepe, il tutto mantecati con burratina di bufala, polvere di mentuccia su vellutata di cozze;
Mariangela Correale con la torta “mojito”, una base morbida con uova zucchero ed olio di semi, ripiena di crema al cocco e lime con bagna al rhum bianco, decorata con pasta di zucchero, ghiaccia reale, isomalto e fiori in gum paste;
Mauro Poddie, con il piatto gamberi mazara con fragole in marinatura di limone e menta.
Dopo la premiazione, la consegna degli attestati di partecipazione ai concorrenti, e la consegna dei ringraziamenti agli sponsors ed ai giornalisti, lo chef Armando Manzo coadiuvato dal dott. Salvatore Lione, si sono cimentati in due master class dove hanno preparato una ricetta “Trota in foglie di limone con provola e pepe” dei Cavalieri Templari in versione originale ed una in versione rivisitata ai giorni nostri. Le due master class sono servite ad introdurre il progetto de “Al Magnacolo Templare” che vede coinvolto, oltre alle associazioni C.R.E.I e Gusto in Movimento, l’Ordine Sovrano e Militare del Tempio di Jerusalem 1804 (O.S.M.T.J 1804) che per l’occasione era rappresentato dal Gran Priore d’Italia e Mondiale Gennaro Luigi Nappo e dalla dottoressa Laura Pedrizzi.
Recentemente è stata pubblicata una ricerca realizzata dal dott. Francesco Franceschi, direttore del reparto di medicina d’urgenza al Policlinico Gemelli di Roma, dal titolo «The diet of Templar Knights: Their secret to longevity?», sulla rivista scientifica internazionale Digestive and Liver Disease.
Dall’analisi di documenti storici relativi all’epoca compresa tra l’XI e il XIV secolo, risulterebbe che, grazie alla dieta alimentare adottata, i Templari vivevano in media il doppio degli anni dei loro contemporanei, età media solitamente collocata tra i 25 e i 40 anni.
Uno su tutti, l’ultimo Maestro dell’Ordine del Tempio che morì, non per cause naturali, ma come la storia ci tramanda, sul rogo alla veneranda età di 71 anni.
La Regola, manuale di vita dei Cavalieri Templari, ne codificò anche l’alimentazione. L’articolo X stabiliva quanto segue: “Tre volte per settimana vi sia sufficiente di rifocillarvi di carne, a meno che non cada il giorno di Natale, di Pasqua, la festa di Santa Maria, di Tutti i Santi, perché il troppo mangiar carne guasta la salute del corpo”. Per tale motivo, l’uso della carne venne limitato ed essi privilegiarono il pesce, le uova, i formaggi, i legumi e le verdure. Naturalmente il posto d’onore spettava al pane, quel pane che troviamo menzionato innumerevoli volte, come nell’articolo XV che recita così: “Sebbene il premio della povertà, che è il Regno dei Cieli, si debba senza dubbio ai poveri, a voi tuttavia, ordiniamo di dare ogni giorno al vostro elemosiniere la decima parte del pane”; tali razioni, stornate dalla mensa templare, venivano distribuite ai bisognosi.
Il pane dei Cavalieri Templari in occidente era di due tipi: quello quotidiano, chiamato pane bigio, fatto con farina di grano e di segala, e quello della festa, detto pane bianco, perché impastato appunto con la sola farina bianca.
Le disposizioni alimentari adottate in Terrasanta, dalla casa madre dell’Ordine, furono estese alle altre case, presenti in tutti i territori del continente europeo. A seconda delle zone ebbero, pur rispettando la Regola di base, delle lievi modifiche, dovute al tipo di produzione esistente in quei luoghi. Poiché ogni casa doveva vivere e mantenersi con ciò che produceva, l’alimentazione delle precettorie si basava sui prodotti locali integrata, talvolta, da doni di privati o insaporita dalle spezie che l’Ordine importava in grandi quantità dall’Oriente e vendeva nei mercati occidentali.
I Cavalieri Templari conservavano pesce e carne mediante affumicatura e salatura utilizzandoli, in seguito, insaporiti con spezie varie per ingentilirne il sapore.
Le differenze più rilevanti nell’alimentazione dei Cavalieri Templari si riscontravano tra le precettorie occidentali e quelle orientali. In Occidente l’animale per eccellenza, allevato nelle precettorie, era il maiale utilizzato nella sua interezza e di cui il lardo, salato e conservato, veniva usato come principale condimento ove l’olio d’oliva non era presente. Anche gli ovini, pecore e capre, erano presenti negli insediamenti templari occidentali, soprattutto nelle zone più aride a dai pascoli meno rigogliosi e davano carne, latte e formaggi. Dagli animali da cortile, galline e oche, si avevano carne e uova. È logico che il latte, prodotto in abbondanza, non poteva essere consumato totalmente, così i Cavalieri Templari ne facevano formaggi che in parte utilizzavano per i loro pasti e in parte vendevano. Sembra che il Brie, il delicato formaggio francese, sia nato proprio in una precettoria dei Cavalieri Templari.
I Cavalieri Templari bevevano, come si usava all’epoca sia birra che vino, bevuto naturale o, come era consuetudine, aromatizzato all’anice, al rosmarino o bollito e speziato con cannella e chiodi di garofano o dolcificato con il miele. Sappiamo che gli uomini del medioevo, e quindi anche i Cavalieri Templari, non bevevano mai acqua senza avervi aggiunto un liquido meno tossico quale: vino, sidro, succo di frutta o estratti di scorza di frutta.
Il progetto “Al Magnacolo Templare” vuole proprio riproporre questo stile di alimentazione sano che scientificamente ha dato una longevità di vita più del doppio della vita media dell’epoca.
Quindi giorno 9 luglio 2019 è stata posta la prima pietra de “Al Magnacolo Templare”.
Per l’occasione è stata autenticata con protocollo e sigillo templare dell’ordine la ricetta eseguita dallo chef Armando Manzo ed è stato presentato il logo che distinguerà i Magnacoli.
Infine alla manifestazione era presente anche il dottor Tommaso Cerciello, Presidente Nazionale della Confederazione Nazionale PMI ITALIA, alla quale sia l’associazione C.R.E.I che Gusto in Movimento aderiscono, che ha dichiarato che l’associazione dello chef Armando Manzo, grazie all’affiliazione, può tenere corsi di formazione professionale qualificanti. Infatti, chi sosterrà i corsi con l’associazione C.R.E.I. e Gusto in Movimento, oltre ad essere qualificanti, sarà inserito in un apposito registro tenuto dalla Confederazione Nazionale PMI ITALIA.
Lo chef Armando Manzo ha dichiarato di ritenersi soddisfatto della buona riuscita del 1° concorso di cucina, organizzato dall’associazione di cui si onora di essere il presidente, e nel ringraziare personalmente uno ad uno gli amici che hanno partecipato dando un arrivederci alla prossima chermesse. In ultimo lo chef Armando Manzo ha voluto sottolineare anche che questa è stata una delle tante iniziative già in cantiere dell’associazione ed allo stesso tempo ha confermato ‘apertura dei corsi di formazione da settembre prossimo.