L’ANGAG – (Associazione Nazionale Gestori autonomi carburanti – aderente a Conf PMI ITALIA) evidenzia in questo comunicato l’avvicinamento anche di altre sigle di settore, circa le posizione critiche al DDL Carburanti.
“A seguito del respingimento della bozza DDL CARBURANTI da parte di ANGAC, prendiamo atto di un timido avvicinamento alle nostre posizioni del comparto
associativo autoproclamatosi maggiormente rappresentativo. I temi trattati sono sempre gli stessi: il tema del “precariato”, lo stesso precariato che ANGAC CON FORZA aveva bollato come CAPORALATO PETROLIFERO; si parla di maggiore introito sul differenziale self-servito, come se il danno perpetrato ai danni del consumatore si sia materializzato dal nulla quando, in realtà, è presente da decenni. ANGAC ha sempre dichiarato che l’applicazione del doppio prezzo self-servito sia l’ennesima incongruenza di un settore completamente asservito agli umori delle petrolifere.
In questi anni abbiamo più volte ribadito, anche ai rappresentanti delle associazioni dei consumatori, il meccanismo perverso del doppio prezzo perpetrato con il beneplacito delle lungimiranti associazioni di categoria che continuavano allegramente a firmare accordi commerciali al ribasso e privi di tutela.
Abbiamo ribadito la necessità di una riforma delle leggi di riferimento alla distribuzione per garantire un riallineamento degli equilibri gestore/petrolifere, in seno a quel DDL, continuando a sostenere l’illegittimità del contratto di appalto nel settore. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di riconoscere al gestore il margine in percentuale calcolato sul prezzo di vendita definito dalla compagnia petrolifera, così da mantenere in equilibrio il conto economico della gestione e riassegnare allo stesso la figura di imprenditore quale è.
Lo stesso già ampiamente utilizzato dalle petrolifere e che ancora attualmente si trova fuori dal quadro normativo, ma che ha permesso alle compagnie petrolifere
di innescare un sistema vessatorio nei confronti del gestore, in materia di prezzi e concorrenza. Le stesse associazioni, che oggi urlano allo scandalo (vedi comunicato FAIB del 17/10), sono rimaste inermi ad assistere a questo scempio, essendo complici di questo scivolamento della categoria al CAPORALATO PETROLIFERO.
Più volte abbiamo chiesto un confronto su questi temi ricevendo sempre risposte negative. La posizione presa da queste sigle riguardo le nostre richieste è imbarazzante. Queste sigle che dovrebbero tutelare ed organizzare i gestori riguardo i problemi del settore, denotano, invece, uno smarrimento totale di idee e azioni da intraprendere; idee e problematiche che ANGAC è stata in grado di evidenziare e che combatte in tutte le sedi ed in tutte le aule di tribunale ad incominciare dall’applicazione erga omnes degli accordi capestro firmati.
Fino a ieri chiedevamo l’annullamento di tutti i contratti capestro firmati, e ad oggi ci ritroviamo a discutere circa l’introduzione del contratto di appalto, che maschera una subordinanza subdola del gestore, bollata come riforma. La stessa riforma capestro che le sigle, proclamatesi “maggiormente rappresentative”, accettarono consegnando il prezzo alle petrolifere e avviando così questo meccanismo perverso di forma giuridica parafulmine del gestore (il gestore che sulla carta risulta essere “imprenditore”, allo stato dei fatti è un “lavoratore subordinato” in quanto deve sottostare alle condizioni del prezzo di cessione dettato dalla compagnia). Con questa formula la compagnia controlla le vendite e il guadagno del gestore in base all’impatto concorrenziale nella propria “area di mercato”. E non solo! La finalità di possedere il prezzo di cessione è quella di aggirare tutte le tutele, vessare e ammansire tutta la categoria con il ricatto! Lo stesso ricatto accettato in tutti questi anni che ha portato all’introduzione di nuovi accordi economici sempre più vessatori e sempre orientati all’applicazione uniforme a tutti i gestori.
Non ci si è mai voluti soffermare ed approfondire il tema dell’erga omnes che sarebbe stato un ottimo rimedio per porre fine ad anni di scellerati errori di carattere contrattuale.
ANGAC ritiene opportuno ribadire la necessità che il gestore sia al centro del progetto associativo di tutte le associazioni, e che si avvii un processo di riforma anche del sistema delle rappresentanze ormai obsolete e vetuste, incapaci di produrre benefici alla categoria ed incapaci di contrastare IL CAPORALATO PETROLIFERO anche in materia di subordinanza e contratti di appalti illegali.
ANGAC si pone a capofila di questa battaglia attivando riunioni con i gestori associati e no, perché solo così si può dare voce e forza alla categoria e far applicare finalmente queste riforme al settore”.