La modernità di un paese, la dimostrazione di forza di essere al passo con le grandi nazioni della terra è misurata con la capacità di poter elargire beni e servizi ai propri cittadini senza crearne difficoltà e penalizzazioni.
Questa è una regola fondamentale, imprescindibile poiché fa pendere l’ago della bilancia verso chi vuole vivere, lavorare ed investire in quel determinato paese.
Tutto questo però in Italia è oramai solo una Utopia poiché il sistema trasporti in Italia passa per uno snodo che è divenuto sempre più crocevia e croce e delizia del sistema economico nazionale, la percorrenza ferro – viaria Tosco Emiliana.
Da Firenze a Bologna può e succede di tutto, e quando succede il paese si spacca in due con notevoli ripercussioni sulla circolazione, sull’economia e sul Pil del Paese, oltre come se fosse una cosa di secondo livello, alla figuraccia con gli altri paesi del mondo che ci considerano sempre più il fratello piccolo e povero della famiglia.
La strozzatura lungo la dorsale ferroviaria della penisola, treni sempre più frequenti e ravvicinati, binari promiscui tra Alta velocità e regionali, tecniche di conduzione dei treni che attendono di essere aggiornate. Questi motivi rendono Firenze, nella geografia ferroviaria italiana, il grande dramma della circolazione, ed ogni volta che un convoglio si guasta o le linee elettriche vanno in arresto, le ripercussioni coinvolgono tutto il paese.
Nel 2009 sulla tratta ferroviaria Milano-Roma viaggiavano circa 16.000 treni Alta velocità, oggi invece sono diventati 51.000, la conseguenza è che quando un qualsiasi treno presenta una difficoltà rallenta tutto e allora a cosa serve garantire un treno ogni mezz’ora se poi per arrivare bisogna raccomandarsi a Dio e sperare di non arrivare con oltre 20 minuti di ritardo.
Il nodo di Firenze, è un imbuto critico, non solo perché dalla stazione di Santa Maria Novella viaggiano tantissime linee pendolari contemporaneamente a quelle veloci, ma poichè qui l’Alta velocità si intreccia con una seconda linea secondaria, la Perugia-Firenze-Genova che è percorsa anche dai Frecciarossa e dai Frecciargento che provengono dal tratto Valdarno, Caos totale.
Il passante ferroviario purtroppo non arriverà prima del 2028, comunque a Firenze dovrebbe aversi un significativo passo avanti con l’installazione del sistema Ertms che consentirà un controllo di gestione tale da consentire di far viaggiare i treni più ravvicinati e in sicurezza, con conseguente ricadute positive anche sulla gestione degli incidenti e dei guasti, permettendo un transito più rapido su un unico binario, quando l’altro è interrotto da un guasto.
La situazione veicolare non è che sia tanto migliore, infatti lo snodo che parte da Bologna per completarsi su Firenze è un imbuto causato da diverse ragioni, lavori che non finiscono mai, opere sempre in ritardo, 3 corsie che non sono mai totalmente praticabili per i più disparati motivi ma che rendono l’arteria un vero e proprio incubo in alcune ore della giornata, ed in alcuni periodi dell’anno.
A questo si aggiunge il fatto che l’A1 viene utilizzata, per assenza di alternative, come tangenziale dai fiorentini. Le code tra Incisa e Firenze Sud o tra Calenzano e Barberino, accomunano quindi i frequentatori delle strade e dei binari perché Firenze storicamente è un collo di bottiglia le cui soluzioni hanno atteso anni prima di realizzarsi. La Variante di Valico, non ha ancora le quattro corsie in direzione Bologna, senza ovviamente tornare sul versante ferroviario.
Che dire? L’Italia sta ragionando sulle grandi opere ma il più delle volte è ancora ferma ai progetti, l’A1 deve completare quanto prima la terza corsia anche nel tratto tra Valdarno e Arezzo, i treni devono dedicare una linea esclusivamente all’alta velocità, ma purtroppo oggi ben poco ancora si vede all’orizzonte. I lavori che insistono in modo perpetuo da anni su entrambi i versanti penalizzano costantemente i viaggiatori e ci prendiamo il merito di essere fautori del nostro futuro… peccato per che il futuro sia già arrivato ed abbia già bussato.
di Alessandro Pepe