Il conto del Superbonus è come una palla di neve, diventa imponente ed ingombrante al suo rotolamento. Imponente – secondo l’ultimo report dell’Enea – è il numero delle detrazioni maturate per lavori già conclusi per un totale 76,1 miliardi, con un incremento di circa 25 miliardi di euro rispetto allo scorso anno, senza tenere conto che da due anni tutti gli addetti ai lavori pagano le spese di un blocco sulla circolazione dei crediti che perdura. A questo deve aggiungersi un contrasto ancora più imponente visto che il continuo susseguirsi degli inquilini del dicastero di via XX settembre, hanno sempre più reso difficoltoso il sistema di generazione e circolazione dei crediti che assume sempre più contorni politici, difficili ed a volte anche ridicoli, ma che di fatto ha bloccato una crescita registrata subito dopo il COVID del Pil che nel secondo trimestre ha frenato dello 0,4%.
In vista della manovra il governo studia un’ulteriore stretta, che nella sostanza prevede un nuovo ritocco al ribasso delle aliquote del Superbonus per i prossimi anni, tutelando però condomini e redditi bassi. In breve, la misura per le ristrutturazioni edilizie sta pesando in modo eccessivo sui conti pubblici, nel dettaglio, stando a quanto comunicato da Enea al 31 agosto 2023 gli investimenti ammessi in detrazione sono saliti a circa 85 miliardi di euro. Le detrazioni maturate per lavori conclusi, hanno superato come detto la soglia dei 76 miliardi di euro, gli edifici coinvolti sono circa 430.000, di cui 74.000 circa condomini, per 47 miliardi circa di investimenti ammessi a detrazione. Gli edifici unifamiliari ammontano invece a più di 230 mila, per 27 miliardi di investimenti circa ammessi a detrazione. In media sono stati spesi quindi 640.000 euro circa per i condomini, oltre 110.000 euro per gli edifici unifamiliari.
Tutto questo però genera una serie di effetti che vengono poco evidenziati e dalla stampa e dagli organi deputati, ossia, che la spesa aggiuntiva in una sezione genera una creazione aggiuntiva di semilavorati, intermedi e servizi necessari al processo produttivo con conseguenti benefici diretti sulle imprese, inoltre tali produzioni dirette ed indirette remunerano il lavoro ed i conseguenti redditi alimentano una spesa tradotta in consumi finali aumentati che a sua volta genera richiesta di maggiori produzioni.
Secondo gli addetti ai lavori l’introito esatto generato dal superbonus è dettato dalla formula COSTO LORDO, frutto delle minori entrate dettate dalle detrazioni fiscali generate – INDOTTO, calcolato tramite le maggiori entrate che affluiscono al bilancio dello Stato in ragione dei versamenti fiscali e contributivi da parte delle imprese partecipanti ai lavori.
In termini numerici per avvalorare la formula sopra edotta l’Ordine dei Commercialisti Italiani ha certificato che per ogni euro di spesa come detrazione fiscale rientra allo stato 44 centesimi con una spesa netta di 56 centesimi, quindi se ad oggi come dichiarato più volte dagli operatori del Ministero delle finanze il superbonus ha pesato per 93 Miliardi circa, vi è stato un rientro di 40 Miliardi circa per un costo reale di 53 Miliardi, ben diverso.
Ed ancora, il superbonus ha avuto un impatto notevole sull’occupazione, che sarebbe stato anche maggiore se non vi fosse stato il deterrente Reddito di cittadinanza, infatti si stima che le unità occupate direttamente o tramite indotti del superbonus sono circa 900.000 con un risparmio per le casse dello stato, per le altrimenti misure di sostentamento che avrebbe dovuto elargire, di almeno 6 Miliardi di Euro.
Se poi vogliamo passare ad un punto meramente ambientale il superbonus con gli interventi sostenuti sino a fine 2022 ha consentito un abbattimento di 1.50 Milioni di Tonnellate di CO2, circa 59,00 €/T di abbattimento CO2 tradotto in costi oggi il Ministero della Transizione Ecologica spende circa € 52.00 €/T per abbattimento di CO2 nei trasporti e ben 95,00 €/T per abbattimento di CO2 nei trasporti, senza trascurare altro dato importante che con l’efficientamento del parco immobiliare italiano sino a fine 2022 ha consentito un risparmio complessivo per gli italiani di circa 29 Miliardi pari a circa una media di 1.000,00 euro/anno di risparmio in bolletta.
I Governi che si sono succeduti hanno tutti bollato il superbonus come un drastico ammazza conti, ma ad oggi si rischia che la cura che si vuole mettere in pratica sia più deleteria per il paziente, infatti qualsiasi misura di chiusura, senza una adeguata sistemazione dello status quo potrebbe avere un effetto domino su tutti gli attori di questa misura.
Si parla sempre più insistentemente di paletti fissi e chiari per completare i lavori a determinate regole, misura vagliata più volte dai tecnici governativi assieme anche alla trasformazione eventuale dei crediti in BTP.
Anche i diretti interessati vagliano misure da porre in essere, dagli scioperi alle proteste più singolari quella che però assume forte rilevanza è l’ipotesi di una class action posta in essere da Amministratori, Condomini, Tecnici ed Imprese teso a sottolineare la condotta scorretta dei Governi che per ben 27 volte ha variato una norma in corso di esecuzione e con tutti i conseguenti adeguamenti che esse hanno prodotto, oltre al rallentamento ed ai danni per le singole categorie.
Ad ogni buon conto, ogni storia ha il suo finale e la sua morale, e quella del Superbonus è che non tutto è negativo come sostengono i Governi succedutesi dal 2021 ad oggi, ma nemmeno e tutto positivo come sostengono gli attori esecutori del progetto, certamente una linea di demarcazione netta deve essere tracciata per il bene di tutti, perché il patrimonio edilizio deve essere aggiornato, il Governo non deve pagare il conto più salato del previsto ma gli esecutori materiali non possono essere beffati con norme confusionarie e deterioranti.
di Alessandro Pepe