La pandemia ha segnato, in Italia più che altrove in maniera dolorosamente evidente, il discrimine tra dis-occupati e in-occupati. I due termini indicano situazioni, anche normativamente diverse : i primi hanno alle spalle un esperienza lavorativa e diventano tali successivamente all’interruzione del rapporto di lavoro, i secondi sono tali perchè non hanno mai avuto un rapporto di lavoro.
La crisi sanitaria globale da Sars-Covid 2 ha messo non solo a rischio i posti di lavoro ma ha anche avuto un forte effetto di freno per l’ingresso di nuove energie nel mercato del lavoro, rallentando i percorsi di formazione e riducendo la capacità di investimento del tessuto economico imprenditoriale.
Le tante iniziative messe in campo dal Governo, non faranno in tempo a produrre i loro effetti per i giovani di oggi. Tali iniziative non tengono conto che essere giovani è un attimo. E quando si è superata la soglia di età che il mercato fissa si resta fuori.
Questa evenienza non rappresenta un tema individuale, ma un tema sociale. In conclusione, ritengo che lo strumento del microcredito potrà essere una valida alternativa per quei giovani che non riuscendo a trovare un occupazione ma essendo bravi in un mestiere oppure nel commercio, possono attingere a risorse finanziarie tali da poter finanziare il loro progetto imprenditoriale.
Fabio D’Amora