Sicurezza e rilancio dei porti: la “ricetta” per la ripartenza della Fast – Confsal

Sicurezza e rilancio dei porti: la “ricetta” per la ripartenza della Fast – Confsal
Giugno 14 15:00 2021 Print This Article

La sicurezza e la salute sul luogo di lavoro: è questo il tema centrale per la ripartenza, promosso dalla Fast Confasl. Nei prossimi mesi si alterneranno dibattiti, iniziative e riflessioni. Un percorso, iniziato lo scorso 3 giugno, che porterà al termine all’ istituzione di un organismo permanente che possa monitorare, vigilare e proporre.

Quali sono gli obiettivi di questa iniziativa di così largo respiro?

La campagna – spiega Pietro Serbassi, Segretario Fast-Confsal– ha l’obiettivo di raggiungere un miglioramento tangibile dei risultati della prevenzione a sostegno della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei Trasporti, della Logistica e delle Infrastrutture, dando continuità alle iniziative e sostanza alle proposte. Vogliamo contribuire a rendere più efficaci le norme già esistenti, che spesso non riescono a produrre appieno i risultati attesi e a individuare ulteriori forme di tutela, partendo dalle evidenze e andando oltre gli slogan”.

L’avanzamento della campagna vaccinale, fa ben sperare sulla ripresa: su quali presupposti bisognerà impostarla?

“Alcuni mesi fa abbiamo preparato un documento nel quale abbiamo indicato le priorità. Un punto cruciale è costituito dal rilancio dei nostri porti. Se vogliamo mettere benzina nel Paese non possiamo non tenere conto che la nostra manifattura è la seconda d’Europa e che, tanto per fare un esempio, il settore tedesco automobilistico utilizza circa il 40% della componentistica di produzione italiana; analogo discorso vale per le eccellenze agroalimentari italiane e la loro capacità di penetrazione nei mercati esteri, che richiedono infrastrutture efficienti per consegne ottimali e nei tempi previsti. Questo ci impone di analizzare l’aspetto della logistica delle merci e chiederci perché per rifornire l’Europa e spesso anche l‘Italia, si preferisca attraccare a Rotterdam anziché in un qualsiasi porto italiano. Le nostre ricerche dimostrano infatti come, nonostante i maggiori costi e tempi di navigazione, i porti del Northern Range garantiscono una logistica organizzata che permette di compensare i maggiori costi. Per recuperare tale gap, alla nostra Nazione servono investimenti sullo sviluppo dei maggiori porti italiani facendo in modo tale che l’handling e l’inoltro dei containers avvenga con la stessa efficienza, se possibile anche maggiore, di quella che offrono i porti del nord Europa. Investire pertanto nei collegamenti ferroviari e stradali nei nostri porti gateway, sviluppando tale vocazione anche in alcuni porti del Mezzogiorno finora dedicati al transhipment, e velocizzare le procedure amministrative e burocratiche di movimentazione della merce, appaiono essere le priorità non più derogabili per competere con i colleghi del Nord Europa

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