Focus sulla crisi: si salvi chi vuole. Ovverosia il debito produttivo

Focus sulla crisi: si salvi chi vuole. Ovverosia il debito produttivo
Gennaio 08 20:52 2021 Print This Article

L’intervento del Governatore (ex) della Banca Centrale Europea Mario Draghi percepisce un’antitesi funerea: proteggere la salute rovinando l’economia. Ma da chi attingere il denaro se l’economia è rovinata? Questa la domanda che Draghi pone a sé e al Governo italiano. Dico al Governo italiano perché altri hanno scelto di proteggere l’economia, ma non la salute. Ma ecco il realismo dell’obiezione di Draghi: Come si riesce a proteggere la salute se crolla l’economia? Draghi aggiunge un’opinione rilevante: se tutto sta accadendo in debito, non sarebbe opportuno, anzi necessario, tutelare in debito le imprese e l’occupazione? Certo, Draghi ha ragione, perché quello che sta accadendo nel nostro Paese è al di sotto di ogni criterio economico. Ci indebitiamo enormemente per la salute rovinando enormemente l’economia. Ma, come accennato, la rovina dell’economia porterà alla rovina della salute. L’idea contraria, che la difesa della salute salvi l’economia, non tiene conto che ci sono processi irreversibili. E non è che imprese fallite e disoccupati a milioni o a centinaia di migliaia possono ritornare al lavoro sani e salvi miracolosamente. Al dunque, visto che tuteliamo la salute in debito, salviamo anche l’economia in debito. Un sostegno alla salute privo di occupazione e col fallimento delle piccole e medie imprese soprattutto, non fornirà sostegno alla necessità di avere bene o male un’economia efficiente.

Insomma, ci rovineremmo sia nella salute che nell’economia. E’ quello che sta accadendo. Chi immagina che prima venga la salute e dopo l’economia, non si rende conto che la salute dipende dall’economia. Basta l’indebitamento per la salute, per le imprese e per l’occupazione a salvarci? Ecco il punto debole dell’analisi di Draghi. Perché il lato debole? Perché quanto sta accadendo è il colpo di coda velenosa della globalizzazione. La globalizzazione è inevitabile. Potentissimi organismi produttivi e finanziari hanno necessità di dilagare nel mondo. Come gli Stati nazionali furono il modo in cui il Capitalismo si diffuse oltre i limiti localistici, almeno come nello Stato moderno, e l’unione di vari Stati ampliò la diffusione della produzione e degli investimenti, la globalizzazione estende all’intero pianeta investimenti e merci ed anche manodopera, essendo enorme la consistenza dei capitali e delle merci. Reggere questo urto è un’impresa epica, non sarà minimamente facile. Anche perché abbiamo una doppia globalizzazione, quella delle multinazionali e quella cinese. Una doppia globalizzazione che può convergere, ma può confliggere, in ogni caso l’oggetto prelibato di entrambe le globalizzazioni sono l’Europa e la Russia. Si pone dunque il problema della sovranità (Sante Blasi). E’ capace l’Unione Europea di essere Unione Europea riuscendo a difendersi da questa doppia globalizzazione? Ne va del futuro non dell’economia e della salute, ma della civiltà europea. Un’Europa massacrata economicamente, affannata nella salute, finirebbe con l’essere divorata. Che fare è uno dei grandissimi problemi che ci spettano. Cercando di far capire in tutti i modi all’opinione pubblica europea che non si tratta ormai di vaccini, di mascherine, di distanziamento, si tratta di salvarci: salute, lavoro e civiltà. Se vi è questo risorgimento psicologico, etico, questa coscienza del baratro, ci salveremo, altrimenti saremo terra bruciata con le porte chiuse.

L’appello di Draghi ha un merito, l’urgenza. Draghi capisce e vorrebbe far capire- e spero che verrà capito- di avere tutti noi capito di avere pochissimo tempo per salvare occupazione e imprese. E mi sembra anche che voglia adombrare una difesa europea, una sovranità europea. Sacrosanto. L’Europa e la Russia sono oggetto di cannibalismo. La soluzione di Draghi è semplicistica, ma ha un pregio inestimabile: coglie la voragine sotto i piedi e l’urgenza di rimediarvi. Forse non è un rimedio completo, anzi non lo è, ma è un rimedio urgente.

 

di Antonio Saccà

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