Lavoro minorile una piaga sociale, in Italia e nel mondo

Lavoro minorile una piaga sociale, in Italia e nel mondo
Febbraio 15 21:33 2020 Print This Article

Il fenomeno del lavoro minorile nel mondo è stato oggetto di grande attenzione da parte della comunità internazionale.

Per comprendere che cos’è il lavoro minorile, è necessario ricordare che una  violazione dei diritti dei bambini. Poiché gravi cause di collegamento sociale  sono alla base dello sfruttamento minorile, è necessario riflettere sui diversi strumenti normativi internazionali, a cui fanno seguito le norme che disciplinano il lavoro minorile;  dal punto di vista del diritto del lavoro, i due strumenti fondamentali sono: la Convenzione n. 138 sull’età minima del 1973  e la Convenzione n. 182 sulle peggiori forme di lavoro minorile del 1999 , ratificate da 161 e 174 Stati. 

La Convenzione Internazionale dei diritti dell’infanzia art. n 32, cita:

‘’Gli Stati Parti alla presente Convenzione riconoscono il diritto del bambino ad essere protetto dallo sfruttamento economico e dal compiere qualsiasi lavoro rischioso o che interferisca con la sua educazione o che sia nocivo per la sua salute o per il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale.’’

Secondo stime riportate dell’Organizzazione mondiale del lavoro (ILO) nel mondo, 152milioni di bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni sono coinvolti in forme di lavoro minorile. La maggiore concentrazione rimane nel settore agricolo per il 70,9%, il 17,1% nel settore servizi , il restante 11,9% nell’industria. 

I minori sono impiegati anche in varie forme di lavoro pericoloso, come il lavoro in miniera, a contatto con sostanze chimiche e pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi.

In Italia,i casi documentati di sfruttamento minorile riguardano circa 500 minori, dalla Pianura Padana agli ‘’schiavi invisibili’’ di Catania. Basti pensare, agli episodi di sfruttamento nelle piantagioni di tabacco in Campania, ma anche nel settore della ristorazione, commerciale, manifatturiero e criminalità organizzata. In riferimento, ai dati sul lavoro minorile in Italia, Save the Children stima che i minori tra i 7 e i 15 anni coinvolti nel fenomeno sono 260mila. 

Per comprendere il contesto in cui si sviluppa lo sfruttamento minorile, è necessario conoscere le cause: 

Povertà; che allo stesso tempo e causa e sfruttamento. 

Profitto economico; è il motivo più condiviso. Si preferisce reclutare mano d’opera minorile per un costo inferiore, la gestione lavorativa e soprattutto per una particolare manualità.

Evasione o dispersione scolastica ; per alcune famiglie, il costo dell’istruzione è uno spreco di denaro.

Indubbiamente il contesto sociale, dove si sviluppano le varie forme di sfruttamento, intacca il pilastro fondamentale della cultura sociale.

  Purtroppo leggendo le stime, siamo portati a pensare che in questi contesti,  complessivamente, si sviluppi una sorta di competizione economica, indotta dalla situazione emergenziale lavorativa del Paese; problematiche economiche familiari che inducono ad una scelta forzata, ma fallimentare per la società.

Sebbene la globalizzazione rappresenti un fattore di crescita economica e questa a sua   volta sia condizione indispensabile al progresso sociale, rimane il fatto che essa non garantisce di per sé tale progresso. Necessita che sia accompagnata da regole sociali basilari, basate su valori comuni, affinché sia collocata al centro d’interesse e alle parti sia consentito la ridistribuzione equa della ricchezza che hanno contribuito a produrre.

Il Papa dichiara che il lavoro minorile è ‘’una piaga che soffoca la speranza’’,  purtroppo la tutela minorile mondiale è limitata, si auspica che la Comunità internazionale possa estendere la protezione sociale. 

A questo punto é necessario fare alcune considerazioni al fenomeno, l’eccessiva dilatazioni delle motivazioni, comporta forze reattive e risposte diffuse, in quanto non vi è innovazione o progresso che possa giustificare un’ingiustizia sociale, che in realtà colpisce i soggetti più deboli per il profitto di pochi e che oltre tutto,inficia le stesse potenzialità di sviluppo economico e sociale dei paesi interessati.

Noi siamo di fronte ad un dovere suppletivo che non stiano adempiendo con onore, un bambino reso schiavo per motivi economici non è tranquillo, ma deve necessariamente vivere l’infanzia nel modo più sereno possibile, per guardare al futuro con fiducia.

di Maria Carla Ferrara

 

 

 

 

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