Mercati e fiere, l’ intero settore è a rischio. Stefano Camisa, “Mercati Liberi”: “Occorre introdurre una tariffa giornaliera”

Mercati e fiere, l’ intero settore è a rischio. Stefano Camisa, “Mercati Liberi”: “Occorre introdurre una tariffa giornaliera”
Dicembre 27 00:45 2019 Print This Article

La categoria degli ambulanti rischia seriamente di sparire. A denunciarlo in maniera preoccupata è Stefano Camisa, presidente dell’associazione “Mercati Liberi”, aderente alla Confederazione PMI ITALIA.

Stefano Camisa, presidente associazione “Mercati Liberi”

La politica che adottano la gran parte dei Comuni non aiuta certamente il settore, anzi in molti casi possiamo affermare che siamo di fronte a dei regolamenti vessatori – afferma Camisa – inoltre non si tiene conto nemmeno del particolare periodo storico”.

Il riferimento è, ad esempio, ai criteri di calcolo dell’imposta occupazione suolo pubblico applicati proprio da diversi Comuni. “In molti casi – prosegue ancora Camisa – viene applicato agli assegnatari il massimo delle settimane, e cioè 52 ( in un range da 40 a 52). Sarebbe opportuno, invece, addivenire ad un ricalcolo con l’applicazione di tariffe più basse, tenendo conto anche delle giornate durante le quali, per motivi metereologici, i mercatali, di fatto, non vendono nulla. Ad esempio, un punto di equilibrio potrebbe essere trovato in 45 settimane”.

L’associazione “Mercati liberi” si si batte da tempo per ottenere la possibilità, per gli assegnatari, così come accade per gli “spuntisti” (operatori che arrivano nei mercati senza avere un posto pre-assegnato) di pagare tariffe giornaliere. Camisa sottolinea poi come a tutto questo si aggiunga anche il pagamento della Tari le cui aliquote, a causa della condizione di dissesto finanziario di molti Comuni, sono portate al massimo. E per finire, va considerata la tendenza a delocalizzare i mercati, rendendo sempre più difficile per gli utenti raggiungerli.

Un modello virtuoso che l’associazione Mercati Liberi è riuscita a costruire è quello ottenuto con il Comune di Villa Literno che con la stessa ha stipulato una convenzione in cui si prevede il pagamento di una quota forfettaria da corrispondere complessivamente all’ente. Una strada da seguire, conclude Camisa, se si vuol davvero salvare il settore.

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