Antonino Saccà: “Conoscevo di sfuggita Cosenza, ora non la dimentico”

Antonino Saccà: “Conoscevo di sfuggita Cosenza, ora non la dimentico”
Maggio 03 19:05 2019 Print This Article

Cosenza – Ho sognato un viaggio che ho compiuto come un sogno. E’ stato un viaggio reale ma venni afferrato da situazioni rapide, turbinose che mi trassero ed io mi lasciai perdere come se fossero vento ed io volassi. Ho sognato che un signore mi accompagnava in una larga automobile in strade circondate da alberi e colline prossime, afferrabili, simili alle colline della mia infanzia a Messina, e nel vedere queste vedevo quelle, e nel presente c’era il passato, e il mai dimenticato verde del nostro meridione, il nostro verde, e i nostri tozzi e storpi alberi di ulivo, l’erba color dell’erba, fitta e viva, e udivo la parlata calabrese del mio cortese conducente, l’avvocato Francesco Clausi, e in lui coglievo i miei amici di Calabria, Armando Verdiglione, Nicola Capria, Antonio Altomonte, ed ora Clausi, il quale, come avviene nel migliore meridione, mi favoriva conducendomi disponibile oltre a discorrere appropriatamente. Vi è nel meridione ancora il gusto del discorrere non a scopi soltanto utilitaristici, per amore della conoscenza, del capire. Sarebbe stato possibile altrove che molte personalità si radunassero per discitere di civilità europea e futuro del lavoro? Certamente. Ma non con la passione esistenziale che ritengo “nostra”, del Sud. Noi drammatizziamo la vita non la analizziamo soltanto. Ma sia che sia, rivedevo la giovane Rosaria Succurro, parlare animata, la signorile Maria Cristina Parise Martirano, l’impegnata Maria Francesca Corigliamo, il fattivo Andrea Falbo, l’intrapendente Amministratore Delegato di Omnia Enerfia spaVincenzo D’Agostino… ed il Chiostro di San Domenico con il pozzo nel giardino ed il colonnato, ed i quadri di Sante Blasi, che non è un pittore ma sarebbe stato un pittore avesse continuato a dipingere com in quella sua raffigurazione di una Maschera afflitta e di lugubri figure nere che la scherniscono… C’è un lupo nel mio sogno, un lupo, un lupo!. Da dove viene? Un lupo ai convegni? Forse viene dai giardini di Sakvatore Muraca? E chi è Salvatore Muraca? E’ chi si è alzato all’alba per accompagnarmi alla stazione? E’ chi mi ha accompagnato per tutta Cosenza, al Museo Vescovile dove ho veduto un meravigliante crocefisso che Federico II ha donato, due ragguardevoli dipinti di scuola bolognese( del Bassano), un Cristo non male, e poi fuori per un viottolo tra le perenni colline mi ha accompagnato al Sacrario dei Fratelli Bandiera, e poiché siamo cultori delle nostre storie patrie io, Muraca, la gentile consorte di Muraca, e l’onnipresente Sante Blasi, scendiamo e saliamo, scendiamo e saliamo dalla macchina e vediamo, vediamo, anzi mi fanno vedere: il Teatro Rendano, la scuola Bernardino Telesio, una elegante chiesa albanese ,ortodossa, suppongo, e quei palazzi snelli, irti, con i balconi in ferro, che rendono asciutta, essenziale la città, e i due fiuni in confluenza, e le colline le colline, le colline che abbracciano il tutto e non finiscono. Di notte Muraca mi accompagna ad un ristorante vicino la Sila, Acriturismo Cozzo del Cuoco, dove il cibo viene dalle fattorie proprie, ed è un’altra cosa; di giorno Sante Blasi mi conduceva dal figlio che ha un piccolo, lindo, accogliente ristorantino… Il lupo, ancora il lupo, saltava di gioia, abbracciava Muraca, gridava festoso, un lupo vero , un lupo silano, uno spettacolo, occhi attenti, orercchie vibranti, manto argenteo vivido, poderoso e mobile, è la vitalità incarnata. Me lo sono portato a casa. In sogno. Insieme alle colline, ai balconcini ,ai volti e alle parole di persone che amano la loro terra, la vorrebbero migliore, non si arrendono, e onorano l’ospite come i greci, come i romani. Come noi:Conoscevo di sfuggita Cosenza, ora non la dimentico.

f,to Antonino Saccà

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