Cosenza – “La vicenda della Biblioteca Civica di Cosenza continua a rimanere lontana da una qualsivoglia soluzione. E la peggiore delle notizie è il silenzio che circonda la questione, l’assenza di un dibattito in città sullo storico Istituto di piazza XV Marzo eccezion fatta per il meritorio impegno dell’associazione Civica Amica”. Lo afferma in una nota la portavoce del M5S alla Camera dei deputati Anna Laura Orrico.
“E’ trascorso oltre un mese – dice la Orrico- dalle celebrazioni tenutesi per i 120 anni di vita della Civica, cui ho partecipato e anche apprezzato l’impegno di tutti gli attori istituzionali coinvolti e intervenuti per risolvere il problema. Eppure è come se il tempo si fosse cristallizzato. Invece, le lancette scorrono, innanzitutto per i quattro dipendenti che, instancabilmente, continuano ad assicurare la continuità delle attività pur attendendo, mestamente, uno stipendio dal mese di agosto.
Il cuore della problematica, è risaputo, risiede innanzitutto, nella mancanza di una governance: circostanza che preclude ogni tipo di programmazione o visione per risollevarne, finalmente, le sorti. Come è possibile allora che il Cda dell’Accademia Cosentina non riesca neanche a riunirsi per ratificare la nomina della nuova direttrice? E se, come si discute da anni, lo Statuto che ne regola prerogative e funzioni necessita di essere modificato per garantire un esercizio più efficiente, perché non si procede in tal senso?
I cosentini –continua la deputata pentastellata- e non solo loro, in queste condizioni, non possono neanche fruire pienamente dei preziosi servizi che la Civica ha offerto ad intere generazioni di appassionati e studiosi. Le istituzioni che hanno delle competenze specifiche in materia hanno il dovere di salvaguardare sia l’immenso patrimonio culturale conservato, oserei dire sepolto, nella Biblioteca Civica che la dignità di chi ci lavora. Operatori che, stante così le cose, neanche per questo Natale, vedranno le proprie spettanze.
Forse, sarebbe il caso che -conclude la Orrico- una volta tanto, a queste latitudini, si ragionasse al di fuori delle logiche divisive degli steccati e delle appartenenze per provare a delineare un futuro diverso per un presidio culturale così prestigioso e così dimenticato”.