La ristrutturazione edilizia compie quarant’anni: l’evoluzione normativa e le opportunità per l’impresa

La ristrutturazione edilizia compie quarant’anni: l’evoluzione normativa e  le opportunità per l’impresa
Maggio 15 15:40 2018 Print This Article

La definizione dell’intervento di ristrutturazione ha subito nel tempo continue modifiche che ne hanno via via ridotto la rigidità.

L’art 31 della legge 457/78 ha fissato un paletto storico nella disciplina urbanistica fornendo, per la prima volta, le definizioni degli interventi edilizi. Alla lettera d, del detto articolo, vennero dettagliati gli interventi di ristrutturazione che, nella versione originaria, non prevedevano esplicitamente la demolizione e ricostruzione.

Le dinamiche urbanistiche accesero da subito un dibattito nel settore circa la possibilità di ammettere  lintervento di demolizione e ricostruzione del fabbricato nella ristrutturazione.

Dopo alcuni anniè stata la giurisprudenza ad ammettere tale possibilità subordinandola alla condizionedella“fedele” ricostruzione dell’edificio (vedi Cons. Stato sez. 5^ sent. n.1246 del 05.03.2001 e sent. N.369 del 28.03.1998).

 

Tale orientamento, fissato dal Consiglio di Stato, venne finalmente recepito all’art. 3 del testo unico, DPR 380/01,dove  il legislatore riprese la formulazione indicata dal Consiglio di Stato.

Successivamente la legge Lunardi, n. 443/01, segnò un’ulteriore evoluzione della definizione dell’intervento di ristrutturazione, ammettendo una semplificazione e subordinando la ricostruzione al solo rispetto  della “stessa volumetria e sagoma”.

 

L’apertura operata dalla legge 443 non è di poco conto. A chiarimento il Ministero per le Infrastrutture e per i Trasporti, il 7 agosto 2003, divulgò lacircolare n.4174, detta appunto circolare Lunardi. Un particolare significativo della circolare va rilevato nella parte in cui essa chiariva che la fondamentale ratio legislativa eradi favorire il rinnovo del patrimonio edilizio, per cui è insita nella natura dell’intervento di ristrutturazione, quale forma incentivante, la possibilità di aumento della superficie utile con il conseguente incremento del carico urbanistico.

 

Un salto di dieci anni ci separa dal successivo passaggio normativo di semplificazionedell’intervento di ristrutturazione,attuato con il D.L. 69/2013 cosiddetto “decreto del fare”, con il quale viene abolito anche il vincolo della “sagoma”ammettendo, nella ristrutturazione, la demolizione e ricostruzione solo con la stessa volumetria.

 

L’evoluzione del quadro normativo è espressione dei mutamenti economici e sociali che richiedono flessibilità operative, riduzione di valutazioni discrezionali e maggiore celerità per la definizione burocratica.

Oltretutto un intervento di ristrutturazione ricostruttiva prefigura un’opera le cui previsioni urbanistiche sono state già recepite dalla strumentazione urbanistica e che, quindi, non incide sui parametri edilizi.

 

Tale semplificazione ha dato impulso al settore dell’edilizia, in particolar modo a seguito dei bonus volumetrici previsti dal piano casa.

Molte imprese, in crisi data la scarsadisponibilità di nuove aree edificabili,mediante la ristrutturazione hanno aggiornatoil proprio organigramma proponendo prodotti innovativi attenti al design, al comfort, alla sicurezza, al risparmio energetico, che rispondono ad un mercato sensibile al dettaglio e che nondisprezzasoluzioni chiavi in mano.

Va considerato, inoltre, che il patrimonio edilizio esistente richiede un’urgente riqualificazione soprattutto in termini energetici e di adeguamento sismico, di conseguenza la necessità di ricorrere ad interventi di ristrutturazione,  sarà sempre più frequente.

 

 

di Maurizio Barbato

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