ANGAC denuncia la strategia dell’OPOSSUM: il silenzio della politica sulla riforma della distribuzione carburanti

by fastadmin | 28 Febbraio 2025 0:22

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Quando il governo annunciò l’accelerazione della riforma del settore della distribuzione carburanti, la categoria dei gestori colse con favore l’iniziativa, considerandola un’opportunità per modernizzare e rendere più equo il sistema. Tuttavia, a distanza di un anno e mezzo da quell’annuncio, il settore si trova in una situazione di stallo preoccupante, tra trattative inconcludenti e decisioni rimandate.
Il tavolo delle trattative: un confronto condizionato
Fin dall’inizio, il processo di dialogo tra istituzioni e operatori economici ha assunto contorni ambigui. Non solo le trattative hanno subito continui rallentamenti, ma le modalità di partecipazione ai tavoli istituzionali hanno sollevato perplessità. Alcuni attori del settore hanno cercato di selezionare i propri interlocutori, imponendo una rigida selezione di chi potesse avere voce in capitolo. Questo atteggiamento, oltre a minare il principio di trasparenza e rappresentanza, ha creato un clima di sfiducia tra i gestori carburanti.
Eppure, il nodo centrale della discussione non dovrebbe essere la selezione degli interlocutori, bensì il futuro della categoria. L’interesse collettivo dei gestori, che ogni giorno garantiscono un servizio essenziale ai cittadini, dovrebbe essere al centro di ogni decisione politica.
Il ritorno del contratto di appalto: una minaccia per i gestori
Tra i punti più controversi delle trattative riemerge con forza la possibile intesa sul contratto di appalto, il principale strumento che regola i rapporti tra gestori e compagnie petrolifere. L’Associazione Nazionale Gestori Autonomi Carburanti (ANGAC/ PMI Italia) ha più volte denunciato come questo modello contrattuale costituisca una violazione delle normative sul lavoro e, nella pratica quotidiana, si traduca in una forma di sfruttamento che danneggia la dignità dei lavoratori del settore.
A confermare questa posizione vi è una recente sentenza del Tribunale di Torino, che ha stabilito senza ombra di dubbio che l’applicazione del contratto di appalto configura una situazione di parasubordinazione. Questo significa che, pur essendo formalmente autonomi, i gestori si trovano in una condizione di dipendenza economica e organizzativa dalle compagnie petrolifere, senza però godere delle tutele garantite ai lavoratori subordinati.
La politica e la strategia dell’Opossum
Di fronte a questa evidente sproporzione tra le parti in causa, la politica ha scelto una strategia ben precisa: fingersi morta, come un opossum, evitando di prendere una posizione chiara e rimandando qualsiasi decisione. Un atteggiamento che, secondo ANGAC/PMI Italia, dimostra la latitanza delle istituzioni, incapaci di tutelare la parte più debole della filiera.
A questo si aggiunge l’autoreferenzialità delle sigle sindacali storiche, che continuano a limitare il dibattito a una cerchia ristretta, escludendo chi propone alternative più vicine agli interessi reali dei gestori. Questo atteggiamento contribuisce a congelare qualsiasi tentativo di riforma e a mantenere lo status quo, a discapito di chi lavora quotidianamente nelle stazioni di servizio.
Il futuro dei gestori: quale prospettiva?
Se la politica continuerà a evitare il problema, il rischio è quello di assistere a un’ulteriore erosione dei diritti e della sostenibilità economica della categoria. La riforma della distribuzione carburanti non può limitarsi a mere dichiarazioni di intenti: servono azioni concrete per riequilibrare il rapporto tra gestori e compagnie petrolifere, garantendo condizioni di lavoro dignitose e un sistema più equo.

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