Proteste degli agricoltori in Europa. Tommaso Cerciello, Presidente Conf PMI ITALIA “E’ ora di un cambio radicale della politica dell’UE: tuteliamo le tipicità ed i territori”

by fastadmin | 9 Febbraio 2024 12:50

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L’Unione Europea in “fiamme” per la protesta degli agricoltori. A dare fuoco alle polveri è stata la Germania. L’onda ha investito il Belgio e la Francia, passando per l’Italia, la Romania e la Polonia: vibranti manifestazioni hanno interessato le stesse sedi delle istituzioni europee.

La rabbia è dilagante, perché figlia della disperazione. Al centro del rivoluzionario dissenso i principi ed i regolamenti della Politica agricola comune. Gli stessi, ispirati all’ecosostenibilità, si sono rivelati al di là delle intenzioni, più una dannosa ed estrema forma ideologica che un sostanziale beneficio.

Regole che di fatto rendono difficile il portare avanti le colture tipiche che costituiscono una fetta importante dell’economia europea. Tra provvedimenti più contestati, l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni. Le proteste di questi giorni avranno – su questo punto – come effetto quello di ottenere una deroga. Stesso discorso per il regolamento sui pesticidi, dove già è stato annunciato un dietrofront.

“Ritireremo la proposta di regolamento Sur («Sustainable use regulation») ha dichiarato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea –  mirata a promuovere l’uso sostenibile dei pesticidi in agricoltura, divenuta motivo di polarizzazione politica. Solo se i nostri agricoltori potranno vivere della terra potranno investire nel futuro. E solo se realizziamo insieme i nostri obiettivi climatici e ambientali, gli agricoltori saranno in grado di continuare a guadagnarsi da vivere. I nostri agricoltori lo sanno bene. Dovremmo riporre più fiducia in loro”.

“Le proteste di questi giorni – afferma il dottor Tommaso Cerciello, Presidente Nazionale Confederale di Conf PMI ITALIA – evidenziano un malessere che viene da lontano e chiedono a gran voce  un radicale mutamento delle politiche agricole dell’Unione europea. I nostri produttori non vengono in alcun modo tutelati dalle produzioni di Stati terzi che vengono immessi sul nostro mercato a prezzi molto bassi, possibili per la scarsa qualità, la manodopera a basso costo, l’assenza di qualsiasi controllo o autorizzazioni per svolgere l’attività. E cosa dire sull’iniquo sbilanciamento dei costi delle nostre colture – direi da fame – è il prezzo al banco praticato per consumatori, con un ricarico assolutamente sproporzionato? Cosa si fa per accorciare la filiera ed evitare questo tipo di speculazioni? Nulla. Dalle autorità europee constatiamo solo atti a favore delle grandi multinazionali, si spinge sulla carne sintetica e sulla farina di grillo, mentre molto poco si fa sulla tutela delle tipicità che sono anche un grande valore identitario. La transizione ecologica non deve essere un dogma ideologico, ma un processo di buonsenso da attuare in maniera graduale – anche con i giusti incentivi – e che non può riguardare solo il Vecchio Continente, altrimenti sarebbe perfettamente inutile. L’Unione Europea se vuol continuare ad assicurare benessere e pace agli Stati aderenti deve invertire la rotta, tutelando le nostre straordinarie diversità, i piccoli produttori, i territori: solo così eviteremo una terribile omologazione che rappresenterebbe un modello economico e sociale completamente disumano. La nostra Confederazione si batterà per questo principio, sempre al fianco delle PMI in Italia ed in Europa”.

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