Finning, una pratica crudele che Unci Agroalimentare vuole contribuire a fermare

by fastadmin | 11 Gennaio 2022 18:04

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UNCI Agroalimentare (aderente a Conf PMI ITALIA) sostiene l’iniziativa #STOPFINNINGEU che, attraverso una raccolta di firme, intende proporre all’Unione Europea una modifica legislativa al fine di bandire completamente l’importazione, l’esportazione e il transito di pinne di squalo in Europa, a meno che non attaccate naturalmente al corpo dell’animale. 

Il commercio di pinne di squalo rappresenta un business di discrete proporzioni che genera un valore economico complessivo di 52 milioni di euro. Un fenomeno che però va fermato: il prelievo delle pinne avviene attraverso il “finning”,una pratica estremamente crudele che consiste nel taglio delle stesse mentre l’animale è ancora in vita, per essere poi rigettato in mare e condannato ad una morte lenta e inesorabile. Esiste un Regolamento europeo che di fatto vieta lo stoccaggio, il trasbordo e lo sbarco di tutte le pinne di squalo nelle acque e su tutte le barche della UE; l’animale morto va trasportato intero e solo in porto privato delle pinne: è in tal modo che si giustifica la voluminosa commercializzazione legale di pinne in Europa. Purtroppo però l’origine delle pinne, convogliate soprattutto verso i mercati asiatici a scopi alimentari ,è difficilmente rintracciabile e si registrano troppi casi di pesca e di uccisioni  illegali. La regolamentazione europea va rivista in primis per fermare una barbarie immotivata che condanna ad una atroce morte gli squali. 

Come Associazione di categoria – afferma Gennaro Scogliamiglio, presidente di UNCI Agroalimentare – pensiamo poi anche alla pesca e ai pescatori. Quella del finning è una pratica assolutamente insostenibile da un punto di vista ambientale: l’uccisione indiscriminata e incontrollata degli squali mira fortemente gli ecosistemi marini in quanto tali animali, essendo all’apice della catena alimentare assicurano l’equilibrio della biodiversità. Il sistema normativo, dunque, deve intervenire apportando un cambiamento produttivo capace di salvaguardare le specie animali marine nell’ottica più ampia di tutelare, di riflesso, anche l’attività dei pescatori europei e italiani”.

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