“Panta rei” anche al tempo del Covid: la testimonianza di Antonio Saccà

by fastadmin | 15 Marzo 2021 17:24

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Svegliarsi, alzarsi, lavarsi, pulirsi, svestirsi, vestirsi…faccenduole giornaliere, senza dubbi…Ma adesso non è più così. Alzarsi, a che fare? Ciabatto impigiamato incerto. Uscire? Tutto chiuso. Gli amici, i conoscenti? Rinserrati. Mi invade la Grande Apatia. Temo di sedermi. Non mi rialzerei. Rimango attonito, in silenzio, perfino la musica che mi percorre come il respiro o il sangue , mi annoia. Perdo tempo, e non mi curo di perdere tempo.”Tutto è vano”, mi ripete una voce che sorge da me stesso , cntro di me,ma che si giudica veritiera “la gente teme di non vivere. La sopravvivenza è lo scopo della vita.Niente di altro vale. Di che ti occupi? Scrivere, pensare? E’ inutile. Tutto è vano, vano, vano. Tutto trascurabile.Soltanto la sopravvivenza angoscia l’umanità.Conquista l’indifferenza del non fare . Non c’è presente. Non c’è futuro. Resta un immane passato lntano”.

Così mi parla una voce dentro di me, voce che si giudica veritiera giudicatrice della nostra epoca. Mentre sto per impoltronarmi, sorge un’altra voce, dissonante: ”Antonio, Antonio, considera per bene la condizione umana. Vivi brevemente, ed una volta, ogni caduta ti faccia crescere lo slancio per innalzarti. Il mondo esterno è sigillato nella malattia e nello sconforto ammutilito? E tu torna in te stesso. Attingi al tuo essere. Osa il possibile, meglio ancora:l’impossibile, in tal modo esigerai estreme forze e dimenticherai l’infiacchimento universale. Avrai, ti darai uno scopo.Immagina un romanzone. Tu, autore esterno, dai vita di parole ad un personaggio.Questo personaggio è uno scrittore che di suo crea un personaggio, questo personaggio del personaggio narra sue mirabolanti vicende. Ma non basta,intervengono nel romanzo soggetti che vogliono esistere e giudicano, criticano,così, a loro arbitrio,vi puoi scaricare quel che ti pare, babilionare, divagare, svicolare, il sole a mezzanotte, la luna buia,sai come cominci, sai come finisci, ma il percorso è un labirinto privo di filo, sicchè sarai costretto a non perdere la matassa e ti distrarrai dal nulla sociale.Mi hai compreso, Antonio?Cerca in te il rimedio.O perchè non ti abbandoni ad un poema, in versi, dico, narrazione in versi? I Mangiasangue di Pechino e di New York, i piedi sulla scrivania, la segretaria a sedere scoperto, la gente a migliaia, povera, malata, vittima, scrivine, Antonio, che maledette persone angustiano i popoli… O vuoi segnare versi leggeri, voli di farfalle, minuziose onde, gusci di lumache, foglie trasparenti? O ti vuoi dedicare al silenzio? Un silenzio descritto?Solo questo ti dico e mi dico.Quando un’intera epoca cede è il momento di ergersi.Il pianeta è paralizzato dal Morbo? E tu, anche se in casa, renditi imprenditore. E sai che non fare è più arduo che fare”.

di Antonio Saccà

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