by fastadmin | 24 Marzo 2019 20:30
Ridare una “casa” ai moderati. E’ questa la mission della Democrazia Cristiana, che ha guidato l’Italia dal secondo dopoguerra fino ai principi degli anni novanta.
Superata l’annosa questione giuridica relativa alla legittimità sull’utilizzo del simbolo dello “scudocrociato” , il partito, nella sua versione 2.0, è pronto a rivitalizzare una proposta politica, ispirata ai valori cristiani, al moderatismo, e alla responsabilità, oggi, “schiacciata da estremismi e populismi di varie matrici”.
Un percorso non semplice, ma che già ha dato dei primi risultati positivi come dimostrano le recenti elezioni in Abruzzo dove è stato eletto un consigliere all’assemblea regionale.
Ospiti nella redazione piazzaffari.it, abbiamo incontrato Nicola Troise, segretario amministrativo e legale rappresentante della Democrazia Cristiana, e l’esponente Angelo Avino.
La battaglia legale sul simbolo – Dopo un lungo e tortuoso “Calvario” giudiziario è stato messo un punto fermo sull’utilizzo del simbolo.
“La sentenza della Cassazione 25999 del 2010 – afferma Nicola Troise – ha stabilito in maniera inconfutabile che nel 1994 la Democrazia Cristiana non poteva essere sciolta, come poi di fatto è accaduto, dalla Direzione nazionale, presieduta da Rosa Russo Iervolino (all’epoca segretario politico era Mino Martinazzoli). L’unico organo legittimato a farlo era l’Assemblea”. Quella del 2010 è stata una sentenza – chiave perché ha sancito un principio fondamentale: tecnicamente la Democrazia Cristiana non è mai stata sciolta. “Ha chiarito inoltre – prosegue Troise – una volta e per sempre che l’utilizzo fatto da altri soggetti politici dello scudocrociato è stato non solo improprio, ma addirittura illegittimo”.
Decisiva, per la definizione completa della vicenda è stata anche la sentenza del 2016 del tribunale di Roma che ha chiarito come gli unici a decidere sulle sorti della Democrazia Cristiana potevano essere solo gli iscritti del 92/93, circa duemila, che avevano rinnovato la tessera e i cui elenchi erano ben noti in atti ufficiali.
La rinascita del partito è iniziata proprio dal ricontattare gli iscritti, ricostruendo, in questo modo, l’Assemblea. Il 14 ottobre del 2018 si è svolto il 19 esimo congresso della Democrazia Cristiana che, tra le altre cose, ha ridefinito anche i nuovi rappresentanti degli organi statutari. In particolare, Renato Grassi, è stato eletto segretario politico, Giovanni Fontana, già ministro della Repubblica, è stato eletto presidente nazionale, e Nicola Troise, segretario amministrativo e legale rappresentante.
L’ingarbugliato capitolo legale vede ancora sospesa la questione del patrimonio che in questi anni di mancata guida del partito, sia politica, sia amministrativa, è andato, per buona parte, perso. “Sono circa cinquecento gli immobili che sono spariti – aggiunge Troise -. Ho attivato tutte le procedure possibili per recuperare il recuperabile, in primo luogo, la sede storica di piazza del Gesù”.
QUAL E’ LA PROPOSTA POLITICA DELLA RITROVATA DEMOCRAZIA CRISTIANA?
Nicola Troise “L’ufficio politico ha evidenziato come l’ attuale scenario presenti una completa assenza di una casa per i moderati, compressi tra il populismo di Salvini che domina nel centro destra, e un Partito democratico che a seguito dell’elezione del nuovo segretario, Zinagaretti, è completamente sbilanciato a sinistra. Alcuni temi da sviluppare ci sono ben chiari. In particolare, l’introduzione del salario minimo, come norma a tutela del diritto ad un lavoro dignitoso. Ed ancora la disciplina più razionale ed equa del mercato, per evitare la catastrofe che può derivare dalla politica cinese che sul piano commerciale è sempre più aggressiva, basandosi essenzialmente su manodopera a basso costo e assenza di regole. Siamo vicini ad organizzazioni come la PMI ITALIA che quotidianamente è al fianco delle piccole e medie imprese, spina dorsale dell’economia italiana. Siamo inoltre convinti che non tutto possa essere ridotto, semplicisticamente, allo schema costi – benefici. Se così fosse, la realizzazione di infrastrutture, in diverse aree interne del Paese, in particolare al Sud, non avrebbero nemmeno ragione di essere ipotizzate, condannando, in questo modo, intere comunità a vivere nell’arretratezza. Ed, invece, la Democrazia Cristiana, proprio a queste aree, ha sempre dedicato grande attenzione. Infine, siamo contrari a tutte le forme di assistenzialismo, come il reddito di cittadinanza, che ha già comportato tagli alle opere pubbliche e agli interventi di manutenzione”
COME SI APPROCCIA LA DEMOCRAZIA CRISTIANA AD UN MONDO CHE E’ ORMAI TOTALMENTE DIVERSO DA QUELLO DEGLI ANNI IN CUI IL PARTITO ERA AL GOVERNO?
Nicola Troise –“Nel 1989, quando è caduto il muro di Berlino, in molti hanno avuto la sensazione che non avesse più senso essere democristiani perché il pericolo del comunismo era finito. Ma un pericolo, se vogliamo ancora più grande, è costituito dalla secolarizzazione e dalla relativizzazione dei valori. Noi crediamo sempre nei principi evangelici da declinare nell’attività politica, attraverso l’attenzione ai deboli. Non possiamo assistere ad una società che diventa sempre più liquida: così facendo, si rischia l’autodistruzione”
L’ EREDITA’ CHE ASSUMETE VI IMPONE ANCHE DI FARE I CONTI ANCHE CON CERTI ASPETTI NEGATIVI CHE LA STORIA DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA SI PORTA DIETRO
Nicola Troise – “Certamente non ci sottraiamo ad una valutazione storica anche di quelli che possono essere stati gli errori. Se si riferisce a tangentopoli e ad altri processi che hanno riguardato la Dc, va ricordato che abbiamo avuto il 95 per centro di assolti delle persone coinvolte. Un giudizio sul passato va va sempre contestualizzato nello scenario dei due blocchi contrapposti che ha caratterizzato il dopoguerra fino alla caduto del muro di Berlino. Quanto ci proponiamo di fare per il futuro è rappresentato da un modello caratterizzato da un forte tratto democratico interno, dove il livello di partecipazione è basato sui comitati cittadini, e la selezione della classe dirigente avviene dal basso verso l’alto”
di Antonio D’Ascoli
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