Stop alle aperture domenicali e festive di negozi e centri commerciali. La proposta divide: il punto di Giuseppe Genise

by fastadmin | 14 Settembre 2018 19:49

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Negli ultimi giorni, in Italia, il tema delle aperture domenicali dei negozi è tornato al centro del dibattito, politico e pubblico, coinvolgendo la sfera economica, religiosa e sociale della società.

Infatti, dopo le proposte di Legge presentate da Lega e Movimento Cinque Stelle il Ministro Di Maio ha annunciato che entro fine anno avverrà lo stop alla liberalizzazione totale delle aperture dei negozi soprattutto per quanto riguarda le domeniche e i giorni festivi.

Ricordiamo che l’apertura domenicale e nei giorni festivi era stata introdotta nel 2011 dalla Riforma Monti con il decreto ‘Salva Italia’.

Il tema naturalmente non è solo una questione italiana, infatti, nel resto d’Europa abbiamo una situazione molto variegata con 16 dei 28 Stati membri che non prevedono limitazioni di orario o di aperture domenicali.

Molti dei fondatori dell’Ue (come Francia e Germania) sono sbilanciati verso la chiusura nei festivi e nelle domeniche, concedendo solo alcune eccezioni e deroghe, altri, invece, come Bulgaria, Croazia, Estonia, Finlandia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia prevedono una totale liberalizzazione, degli orari, senza restrizioni per il lavoro domenicale. Infine, il Regno Unito è la vera capitale del free shopping senza limiti di orario.

E’ evidente che tutte queste molteplici situazioni negli Stati europei, possono, farci intuire come la decisione di liberalizzare e non liberalizzare le Domeniche ed i giorni festivi possa essere poco incisiva sull’economia di una Nazione.

L’unione Europea lascia molta libertà in materia, infatti, l’unico vincolo posto dall’Unione è contenuto nella direttiva sull’orario di lavoro (2003/88/EC), cioè di concedere al dipendente un giorno di riposo dopo sei di impiego, che, però, non necessariamente deve cadere in un festivo.

Al momento questa proposta di legge, che ha iniziato da qualche giorno, alla Camera, il suo lungo Iter sta infiammato e non poco il clima politico italiano.

Con le forze di maggioranza che sostengono di voler, in questo modo, tutelare il commercio tradizionale e dare un messaggio di attenzione alle famiglie il cui il tempo libero non deve essere dedicato solo al consumismo. Tutelare, inoltre, il commercio tradizionale, perché questi anni di liberalizzazione selvaggia e prolificazione smodata della grande distribuzione hanno desertificato i centri storici.

Mentre le forze di opposizione ed in particolare, Matteo Renzi, critica la decisione del capo politico del MoVimento 5 Stelle. “Obbligare tutti alla chiusura domenicale – scrive Renzi su Twitter – è assurdo. Di Maio cerca visibilità per inseguire Salvini, ma la conseguenza è che migliaia di ragazzi saranno licenziati.

Netta anche la posizione dei sindacati, promotori anche di diverse campagne contro la spesa nei giorni festivi: “Intervenire è una priorità”, insiste la segretaria generale della Cgil, Maria Grazia Gabrielli, ritenendo “indispensabile un confronto per porre un limite alle aperture incontrollate, che in questi anni hanno stravolto il settore e la vita delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende del commercio”.

Certamente, non sarà questa proposta di legge in grado di risollevare e cambiare l’andamento dell’economia Italiana, si spera, però, riesca almeno a migliorare le vite dei tanti lavoratori sfruttati e dei troppi datori di lavoro ormai da anni tartassati dalle tasse.

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