Disoccupazione, una parte dello stipendio sia agganciata ai risultati di bilancio delle aziende. Costo del lavoro troppo alto, pericolo di estinzione delle piccole e medie imprese

by fastadmin | 15 Maggio 2018 12:21

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Tra pochissimi anni il nostro tenore di vita dovrà fare a meno delle molte solide pensioni dei nonni che oggi sorreggono numerose famiglie. Entreranno, infatti, nel “circuito” le pensioni contributive, inferiori ai mille euro mensili con le quali ci dovremo abituare a vivere.

 

Ma se i nostri giovani non lavorano, va da sé che non hanno previdenza sociale. Ed allora cosa faranno senza pensione raggiunta la vecchiaia? Il problema vero che abbiamo di fronte oggi perciò  è “ mantenere vive” le piccole e medie imprese perché ci garantiscano, come sempre hanno fatto, l’occupazione.

 

Oltre alla razionalizzazione dei costi di gestione, la priorità è il costo del lavoro che rappresenta un fardello, in molti casi, insostenibile. Il punto è chiedersi se imporre ad una micro azienda gli stessi costi di una multinazionale, facendo adottare ad entrambe lo stesso CCNL ( come avviene in tutto il Terziario ), adottando gli stessi oneri fiscali possa essere o meno indice di buon senso. Inoltre, se vogliamo affrontare il problema della disoccupazione giovanile non possiamo lasciare l’apprendistato fuori da questa analisi: voler equiparare un giovane di 18 anni ad un adulto di 29 anni e dare loro la stessa retribuzione appare corretto?Hanno forse le stesse esigenze di vita? Un ventenne vive in famiglia e non è gravato da bollette, canoni di affitto, costi per il vitto. Alcuni nostri ragazzi vanno a Londra o a Madrid per guadagnare 600 euro al mese, quando non lavorano a nero. Da noi, i contratti confederali stabiliscono 900 euro netti fin dal primo mese ( Vedi ad esempio Pubblici esercizi ) oppure non ci sono alternative. Ed  infatti i nostri giovani non entrano nel mondo del lavoro. Ma se ad un giovane che è alla prima esperienza di lavoro garantiamo 900 euro netti di stipendio per 14 mensilità più Tfr, come faremo a spiegare a lui il valore del merito nel lavoro? Come faremo a spiegargli che l’impegno e il sacrificio sono la base indispensabile per migliorare il risultato economico? Chiunque gli chiederà un impegno maggiore sarà uno sfruttatore.

Inveire contro ogni sacrificio che ci viene imposto, evocando la negazione di diritti acquisiti, non credo sia onesto. Invece dobbiamo essere sinceri con i lavoratori e dire loro che risalire la china sarà possibile solo se saremo capaci di sostenere sacrifici. Ai nostri figli che cercano lavoro non possiamo sbandierare le conquiste sindacali di trent’ anni fa, quando tutto era diverso, accusando di sfruttamento quegli imprenditori che oggi non ce la fanno più a sostenere quel costo, ma dobbiamo dire chiaramente che oggi il lavoro che possiamo offrire loro richiede dedizione e volontà di migliorare.

Se oggi la coperta che abbiamo a disposizione non è sufficiente per tutti bisogna riconsiderare attentamente i concetti di “ diritto al lavoro “ e “ diritto derivante dal lavoro “.

Il problema primario non è costituito dalla entità dello stipendio ma dalla possibilità di avere uno stipendio. Per questo si rende necessario mettere in campo interventi che, sia pure per periodi di tempo stabiliti, incidano sulla riduzione del costo del lavoro delle nuove assunzioni, inserendo nei contratti una divisione tra costi fissi e costi variabili, cioè ancorati al risultato d’esercizio dell’azienda.

Solo così contribuiremo a portare uno spirito nuovo nel lavoro dando alle piccole aziende la possibilità di restare sul mercato, ai giovani quella possibilità di lavoro che oggi viene loro negata, alle famiglie un nuovo reddito da aggiungere al proprio bilancio.

 

di Angelo Bossi

 

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